Welcome to Italy. Stavolta non sarà un tour operator a dare il benvenuto nel nostro Paese ma addirittura il Fisco italiano. Già, perché il testo del Ddl di Bilancio trasmesso alla Camera scommette in modo deciso sull'attrazione di nuovi capitali e nuovi patrimoni dall'estero attraverso la leva fiscale e non solo.
Il regime per i più ricchi
Partiamo dal regime «acchiapparicchi». Tradotto in soldoni, significa la garanzia a chi trasferisce la residenza in Italia di un regime fiscale con una tassa fissa («imposta sostitutiva» per i puristi del lessico tributario) sui redditi prodotti all'estero per almeno nove periodi d'imposta nel corso dei dieci periodi che precedono il periodo di validità dell'opzione. La tassa fissa sarà pari a 100mila euro all'anno e a 25mila euro annui per ogni familiare a prescindere dai redditi percepiti e non si applicherà alle plusvalenze realizzate con la cessione di partecipazioni qualificate. Queste ultime, infatti, saranno tassate secondo le regole ordinarie del Testo unico delle imposte sui redditi.
Per l'opzione si dovrà presentare un interpello all'agenzia delle Entrate, che sarà chiamata a effettuare una serie verifiche con il Paese di provenienza, e può essere utilizzata per 15 anni . Solo dopo il via libera del Fisco si potrà versare in unica soluzione l'imposta entro il 16 giugno di ogni anno.
Il contribuente straniero non sarà tenuto alla presentazione della dichiarazione dei redditi mentre in caso di successioni e donazioni effettuate durante il periodo dell'opzione le relative imposte sono dovute solo su beni e diritti esistenti nello Stato al momento della successione o della donazione.
Il Mef: non sono norme pro-Paperoni
Non norme pro-Paperoni ma misure tese ad attirare lavoratori altamente qualificati (manager e imprenditori) senza alcuno sconto sulle imposte da pagare in Italia. È la precisazione arrivata dal Mef che chiarisce come il Governo inserisce nel Ddl di bilancio un regime dedicato ai cosiddetti «residenti non-domiciliati», allineato a quanto già previsto in Francia, Spagna, Portogallo e naturalmente Regno Unito. La misura prevede una tassazione piena del reddito di fonte italiana e un'imposta sostitutiva pari a 100mila euro da applicare sui redditi prodotti all'estero.
Tali redditi rimangono assoggettati alle imposte degli Stati nei quali vengono prodotti e non danno diritto, sottolinea il Mef, ad alcun credito d'imposta in Italia. L'incentivo dura 15 anni, è soggetto ad interpello preventivo e può essere utilizzato solo da coloro che siano stati residenti all'estero per almeno 9 degli ultimi 10 anni antecedenti il rientro.
Il Ddl Bilancio contiene una serie di norme tese ad attirare capitale umano in Italia, in un momento storico nel quale molte imprese multinazionali stanno considerando dove localizzare i propri “cervelli”. Ciò in conseguenza sia della Brexit, sia degli sviluppi recenti in tema di fiscalità internazionale, sottolinea il Mef.
Il visto d'ingresso
Il Ddl di bilancio interviene anche su un altro fronte per attrarre capitali in Italia. In arrivo anche un «visto» per permettere agli stranieri che investono entro tre mesi dall'arrivo nel nostri Paese di avere fin da subito un permesso di soggiorno biennale. Il visto potrà essere rilasciato agli stranieri che intendono effettuare un investimento di almeno due milioni in titoli di Stato, di almeno un milione in società costituite e operanti nel nostro Paese oppure che effettuino donazioni a carattere filantropico di almeno un milione a sostegno di progetti nei settori «della cultura, istruzione, gestione dell'immigrazione, ricerca scientifica, recupero di beni culturali e paesaggistici».
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