
Diminuisce per il secondo anno consecutivo il total tax rate dell’Italia e migliorano i tempi della compliance. È quanto emerge dal rapporto della Banca mondiale e di PwC, che rileva e analizza i costi per imposte e tasse in capo alle aziende e il connesso carico amministrativo per versamenti d’imposta e i diversi adempimenti fiscali. Nel 2015 il carico fiscale complessivo per le imprese risulta pari al 62% dei profitti commerciali, in diminuzione (quindi in miglioramento) di 2,8 punti percentuali rispetto al 2014.
Sul lato della compliance, il tempo dedicato al fisco diminuisce: in media 240 ore, con una riduzione di 29 ore rispetto al 2014, mentre il numero medio di pagamenti rimane stabile nel 2015 (in media 14 pagamenti).
Nel rapporto è stato inoltre inserito un nuovo indice relativo alla post-compliance, che riflette i tempi necessari per richiedere e ottenere un rimborso Iva, o correggere un errore nella dichiarazione dei redditi. Da questi dati emerge che per numerose imprese la parte più problematica e laboriosa è rappresentata dagli adempimenti post-filing ai fini dell’Iva e delle imposte dirette, con ritardi nel cash flow e in campo amministrativo che arrivano a superare i dodici mesi.
La richiesta di rimborso Iva dà origine a verifiche fiscali nel 70% delle economie analizzate, di cui il 58% costituiscono verifiche di carattere generale. In Italia le imprese impiegano 51 ore per la richiesta di rimborso Iva, incluso il tempo speso per rispondere alle richieste ricevute nel corso delle verifiche fiscali attivate dall’amministrazione finanziaria (14,2 ore la media mondiale; 7,1 ore la media a livello europeo). Il tempo di attesa del rimborso è di 86 settimane e include un periodo di sei mesi (26 settimane) che intercorre tra l’acquisto del bene e la presentazione della dichiarazione Iva annuale, non potendo l’impresa nel caso in analisi richiedere il rimborso dell'imposta su base trimestrale (a livello globale 21,6 settimane; a livello europeo 14,8 settimane).
In Italia, nel caso in analisi, le imprese impiegano in media 5 ore per correggere un errore nella dichiarazione dei redditi, in linea con la media europea (16,7 ore è la media globale; 4,7 ore la media europea). La correzione di un errore nella dichiarazione dei redditi di per sé non comporta l’attivazione di una verifica fiscale e pertanto non vengono stimati i relativi tempi.
«I dati - commenta Fabrizio Acerbis, managing partner di PwC tax and legal services - riflettono sicuramente un trend positivo, che troverà probabilmente ulteriore rafforzamento nel prossimo rapporto. Sul piano strettamente metodologico, vi è da osservare che non trovano riflesso, in quanto non contemplati nel caso base, alcuni interventi legislativi italiani che sono finalizzati a semplificare gli adempimenti fiscali o a ridurre il carico fiscale complessivo. È il caso, ad esempio, del bonus di 80 euro, o ancora, delle agevolazioni contributive per i neo-assunti, per il maxi ammortamento per l’investimento in beni strumentali o l’incremento delle aliquote per la deduzione del rendimento nozionale riferibile ai conferimenti di soci e/o utili reinvestiti in azienda a sostegno della crescita economica».
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