Nel giorno dei grandi numeri sui recuperi della lotta all’Evasione, il Governo lancia l’allarme sulla tenuta delle entrate erariali dai giochi. Entrate che nel 2016 hanno superato i 10 miliardi di euro (erano 8 nel 2015). Per l’anno 2017 «alcuni elementi inducono a ritenere probabile una contrazione del gettito, ad oggi di difficile quantificazione», ha sottolineato il viceministro all’Economia, Luigi Casero rispondendo a un question time (Federico Ginato del Pd) in commissione Finanze alla Camera. Più facile individuare le cause. Da una parte le «delibere degli enti locali, prese a seguito delle leggi regionali» con l’introduzione di distanze minime da luoghi sensibili e limitazioni dell’orario di esercizio «che comporteranno presumibilmente un forte ridimensionamento dell’offerta legale», a tutto vantaggio del mercato illegale.
Dall’altra parte il mancato raggiungimento dell’intesa in Conferenza unificata sulla disciplina del mercato del gioco. E mentre l’intesa vive di rinvio in rinvio, sul territorio diventano operative o lo saranno a breve le misure restrittive dettate da sindaci e governatori. «Come ad esempio - ha precisato Casero - la regione Piemonte e il comune di Genova, che a partire dal 2 maggio 2017 consentiranno l’esercizio di sale e punti gioco solo a una distanza di oltre 300 metri da determinati (e numerosi) luoghi sensibili (scuole, ospedali, cimiteri, stabilimenti balneari, istituti di cura, bancomat, compravendita di oro)». Ci sono poi Napoli e Firenze che hanno introdotto forti limitazioni orarie all’apertura dei punti vendita del gioco e «molti Comuni della Lombardia hanno assunto iniziative analoghe», ad esempio Milano e Bergamo. Senza intesa tra Stato e territorio la sola certezza è quella che la stretta sui giochi interesserà «quote molto rilevanti dell’attuale offerta gioco».
Con la risposta al question time Casero ha provato anche a far chiarezza per una corretta lettura dei dati sul mercato dei giochi e in particolare sul contestato volume della «raccolta» troppo spesso “confuso” con la «spesa» sostenuta dai giocatori o con i ricavi di concessionari e gestori. Dai 96 miliardi di raccolta 2016 vanno sottratte le vincite che nel 2015 hanno superato l’80% portando l’asticella della spesa effettiva delle famiglie sostenuta lo scorso anno a 19 miliardi.
Sulla piattaforma di gioco online utilizzata dal clan dei Casalesi , infine, il viceministro Casero ha risposto al quesito di Ferdinando Alberti (M5S) precisando che «non fa parte di quelle autorizzate dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli».
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