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Romeo, fortune e cadute di un asso degli appalti pubblici

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Romeo, fortune e cadute di un asso degli appalti pubblici

Imagoeconomica
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Una storia di mattoni, soprattutto pubblici. Perché Alfredo Romeo, 64 anni, è nel settore immobiliare da sempre. Il suo curriculum da imprenditore è impressionante, in un crescendo rossiniano di appalti pubblici e semipubblici, segnato da alcuni scivoloni, determinati da incomprensioni con l’autorità giudiziaria, dai quali si rialza sempre con eleganza (almeno sino a ieri).

Le prime notizie sulle sue disavventure con la giustizia risalgono al 1993, l’epoca d’oro di Tangetopoli, quando emersero i primi riscontri del sistema descritto da Alfredo Vito (Dc). Romeo era stato dichiarato latitante nell’ambito dell’inchiesta su Silvano Masciari e Eugenio Buontempo: Romeo, per ottenere l'appalto di 100

miliardi per la privatizzazione e la gestione del patrimoniocomunale, era accusato di aver versato una tangente di 4,5 miliardi divisa tra lo stesso Vito e Di Michele. Ma un anno dopo il suo dossier sugli immobili del Comune viene presentato in municipio, mentre l’inchiesta v avanti stancamente. Tanto che nel 1999 si (ri)aggiudica la gestione del patrimonio immobiliare comunale: su quei 2,1 miliardi di valore di case e uffici, la Romeo gestioni, sino al 2008, aveva riscosso somme per soli 25 milioni, a un ritmo medio di poco più di due milioni l'anno. Insomma, meno dell’uno per mille , quasi peggio di prima (colpa della morisità, si disse allora).

Nel 1995 ottiene la gestione di buona parte del patrimonio Inpdap. Negli anni successivi si aggiudica parti sempre più ampie dei patrimoni pubblici: Comuni di Roma e Milano e vari enti previdenziali che stanno scoprendo le gioie della gestione efficente, una volta acclarata la loro totale incapacità di occuparsi di manutenzione e affitti. Risanamento, Radice Fossati, Metropolis e Pirelli RE sono i compagni di lotta di Romeo in quei tempi eroici, assi pigliatutto di succulenti appalti, che in alcuni casi hanno condotto a polemiche e contenziosi (come nel 1997 da parte del Comune di Roma). Nel 1998 Romeo riesce a inserirsi persino nella gara in detta da Consap, concessionaria assicurativa pubblica, per gestire il programma di valorizzazione e dismissione del patrimonio immobiliare del ministero della Difesa, benché fosse riservata a soggetti pubblici. Nel 2000 si aggiudica la gara indetta dal Tesoro per affidare la gestione integrata dei servizi della sede di via XX settembre. E naturalmente partecipa alle mega dismissioni immobiliari degli enti previdenziali del 2003, gestendo le aste del Centro-Nord Italia.

Nel 2008 altro rovescio di fortuna: viene accusato di essere ideatore e capo di un'organizzazione che applicava “il sistema Romeo” per vincere appalti pubblici in apparenza regolari, utilizzando conoscenze di alto profilo politiche e imprenditoriali (e in questa prima occasione emergono i legami con Italo Bocchino). Un’accusa che lo porta per la prima volta in carcere ma da cui è assolto (dopo molti mesi di carcere), anche se si becca due anni per una raccomandazione fuori luogo. La corte d’Appello di Napoli nel 2013 ribalta la sentenza condannandolo a tre anni di reclusione per corruzione; ma non importa: nello stesso anno viene scelto dall'associazione dei comuni (Anci) come partner per la società che si occuperà di riscossione tributi e vince l'appalto della Sea per una serie di servizi negli aeroporti di Malpensa e Milano Linate. Del resto la vecchia condanna per corruzione sarà annullata in Cassazione nel 2014.

Nel 2011, nell’ambito dell’inchiesta sui traffici di Luigi Bisignani, torna alla ribalta ma non viene indagato. E continua a lavorare, sino all’utima chiamata dei giudici, che inspiegabilmente continuano a interessarsi a lui sin dall’anno scorso, e che ieri hanno deciso di arrestarlo, coinvolto in un’indagine che lo vede protagonista, ancora una volta insieme a Italo Bocchino.

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