È atteso per domani, nel primo pomeriggio, a piazzale Clodio, l’interrogatorio di Tiziano Renzi (padre dell’ex premier Matteo), indagato per traffico di influenze nell’inchiesta sul maxi-appalto della Consip, la centrale di acquisti della Pubblica amministrazione. A lui, così come all’imprenditore Carlo Russo, la procura di Roma contesta di essersi fatti promettere indebitamente da Alfredo Romeo (imprenditore napoletano finito ieri agli arresti per corruzione nell’ambito della medesima inchiesta) somme di danaro mensili come compenso per la loro mediazione verso Luigi Marroni, amministratore delegato di Consip, in relazione all’aggiudicazione di alcune gare di appalto. Quello del traffico di influenze, punito fini a tre anni di reclusione, è un reato a metà tra la corruzione ed il millantato credito. Sostanzialmente punisce forme di lobbying illecite che, nel caso preso in esame dalla procura di Roma, sono costituite dalla remunerazione di attività di mediazione, previo accordo finalizzato all'ottenimento di benefici, del quale non è partecipe un pubblico ufficiale.
Domani l’interrogatorio di Tiziano Renzi
«Non ho mai chiesto soldi. Non li ho mai presi. Mai. E credo che i magistrati abbiano tutti gli strumenti per verificarlo. Non vedo l’ora che venga fuori la verità: voglio essere interrogato, voglio che verifichino tutto di me, non ho nulla da nascondere. Nulla. Mi sembra di vivere un incubo» ha affermato in una nota Tiziano Renzi. E ha aggiunto, con riferimento a quanto affermato oggi da Alfredo Mazzei, commercialista amico di Alfredo Romeo , in un’intervista a Repubblica: «Non ho mai fatto cene segrete in bettole in vita mia, come scrive qualcuno. Conosco effettivamente Carlo Russo, del cui figlio sono padrino di battesimo, ma leggo cose sui giornali di cui non so assolutamente nulla». Nell’intervista si faceva riferimento ad un «incontro segreto» tra Tiziano Renzi, Romeo e Russo «in una trattoria senza pretese con ingresso riservato».
Marroni a pm: pressioni da Tiziano Renzi e Verdini
Tiziano Renzi nega ogni addebito. Ma, in base alle anticipazioni pubblicate oggi dall’Espresso on line, nella deposizione di Luigi Marroni, amministratore delegato di Consip, davanti ai magistrati le accuse nei confronti del padre dell’ex premier sono pesanti. «L’imprenditore Carlo Russo mi ha chiesto di intervenire su un appalto da 2,7 miliardi di euro per conto del babbo di Matteo e di Verdini», avrebbe dichiarato Marroni (sentito come persona informata sui fatti) con riferimento all’appalto Fm4 bandito da Consip e al sistema messo in piedi da Alfredo Romeo. Con riferimenti a pressanti «richieste di intervento»
sulle commissioni di gara.
Lunedì 6 interrogatorio garanzia per Romeo
Si terrà invece lunedì 6 marzo l’interrogatorio di garanzia per Alfredo Romeo. «Al momento non abbiamo ancora deciso se Romeo si avvarrà o meno della facoltà di non rispondere - spiegano i
difensori di Romeo -. Domani ci rincontreremo e decideremo che strategia difensiva adottare in questa fase». Secondo gli inquirenti Romeo si sarebbe mosso su più livelli per ottenere 18 lotti del maxi appalto Consip (la centrale di acquisto della Pa) «denominato Facility management 4», una commessa da 2,7 miliardi di euro , «promettendo» a Tiziano Renzi e all’amico Carlo Russo «l’erogazione di somme di denaro mensili» per mediare sull’ad della società pubblica Luigi Marroni (che non è indagato). È il contenuto dell’inchiesta della Procura di Roma, che ha chiesto e ottenuto l’arresto in carcere di Romeo, accusato di concorso in corruzione: avrebbe pagato 100mila euro al dirigente di Consip Marco Gasparri, definito il “prototipatore”, in quanto veicolava i bandi pubblici in favore dell’imprenditore. I documenti firmati dal sostituto Mario Palazzi - che sta coordinando i carabinieri del Noe e del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Napoli - svelano il «sistema» attraverso cui Romeo si sarebbe infiltrato nei più alti ranghi di Consip, come i rapporti stretti attraverso il suo “facilitatore”, l’ex An Italo Bocchino indagato per traffico di influenze illecite, con l’ex ad della società pubblica Domenico Casalino.
La tranche romana dell’inchiesta nella quale Romeo risponde di corruzione è un filone di un'indagine nata a Napoli, emigrata poi a Roma per competenza. Nella tranche romana risultano indagati l’allora sottosegretario Luca Lotti, il generale dell’Arma Tullio Del Sette, oltre all’imprenditore farmaceutico Carlo Russo, la cui casa è stata perquisita sempre ieri, e lo stesso Tiziano Renzi.
M5S: mozione sfiducia Lotti a Camera e Senato
Intanto il MoVimento 5 Stelle si appresta a depositare in entrambi i rami del Parlamento una mozione di sfiducia nei confronti del ministro dello Sport, Luca Lotti. Lo hanno annunciato in una nota congiunta i capigruppo M5S alla
Camera e al Senato, Vincenzo Caso e Michela Montevecchi. «Al di là degli aspetti giudiziari sui quali farà luce la magistratura - sostengono i capigruppo di M5S
alla Camera ed al senato - riteniamo gravissimo, da un punto di vista politico, il coinvolgimento del fedelissimo di Matteo Renzi, nell’inchiesta Consip. Alla luce dell’arresto dell’imprenditore Alfredo Romeo, che coinvolge sempre di più il
giglio magico nella vicenda giudiziaria, riteniamo che non sia più tollerabile la presenza di Lotti nel governo Gentiloni». Mentre dal blog di Beppe Grillo parte l’attacco. Lo scandalo Consip è definito «una bomba atomica sulla politica italiana», sicché «fare finta di niente è inutile».
Lotti: «Totalmente estraneo, mai occupato di gare»
«Ora basta. Se qualcuno pensa di far passare il messaggio che siamo tutti uguali, che noi siamo come gli altri, che "tutti rubano alla stessa maniera", avete sbagliato destinatario. Noi siamo gente seria e perbene. Abbiamo governato per anni Firenze e l'Italia senza farci trascinare nel fango. La verità non ha paura del tempo. E noi abbiamo pazienza e forza per sopportare la vergognosa campagna di queste ore». Lo ha scritto su Facebook e su Twitter il ministro Luca Lotti, a proposito della vicenda Consip e della mozione di sfiducia presentata contro di lui dai Cinquestelle. « Oggi il Movimento 5 Stelle ha presentato nei miei confronti la mozione di sfiducia - scrive ancora Lotti - . Si parla di tangenti, di arresti, di appalti. Tutte cose dalle quali sono totalmente estraneo. Per essere ancora più chiaro: non mi occupo e non mi sono mai occupato di gare Consip, non conosco e non ho mai conosciuto il dottor Romeo». Il post di Lotti è stato riwittato anche dall'ex premier Matteo Renzi.
Il ministro: «Attendo processo in tribunale non su giornali»
«La verità - scrive ancora Lotti su Facebook - è che due mesi fa mi hanno interrogato su una presunta rivelazione di segreto d'ufficio. Si tratta di un reato che si ripete tutti i giorni in alcune redazioni ma che io non ho mai commesso». E aggiunge: « Lo ripeto con forza e sfido chiunque oggi dica il contrario ad attendere la conclusione di questa vicenda così paradossale. Attendo che eventualmente si celebri il processo, nelle aule di tribunale e non sui giornali: contano gli articoli del codice penale, non dei quotidiani».
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