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I rimborsi fiscali saranno più rapidi: 30 giorni in meno

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semplificazioni

I rimborsi fiscali saranno più rapidi: 30 giorni in meno

Il taglio dei tempi ai rimborsi di Iva e altre imposte a favore dei contribuenti che ne hanno diritto passerà da una semplificazione della procedura, in vigore dal 1999, con l’obiettivo di affidare i pagamenti direttamente all’agenzia delle Entrate. La semplificazione, che promette di accorciare di 30-40 giorni i tempi di erogazione del rimborso portandoli strutturalmente dentro il termine dei due mesi, dovrebbe arrivare con un emendamento alla manovra correttiva in

discussione alla Camera; sul punto, sempre per accorciare il calendario, in commissione Bilancio si esamineranno anche le proposte bipartisan per rendere mensili le domande di rimborsi Iva, che oggi viaggiano a un ritmo trimestrale.

L’Iva è il cuore del problema rimborsi, collegato a doppio filo con il meccanismo dello split payment che proprio la manovra di primavera estende dal 1° luglio ai rapporti commerciali con società pubbliche e aziende quotate. La «scissione contabile» infatti porta la Pubblica amministrazione, e da domani appunto anche le società pubbliche, a pagare ai propri fornitori fatture al netto dell’Iva, che viene girata direttamente all’Erario per evitare l’evasione. Questo meccanismo ha portato già nella sua prima versione a una riduzione da 3,5 miliardi del tax gap Iva, ma ha sottratto liquidità alle imprese fornitrici rendendo ancora più importante la tempistica dei rimborsi, come chiesto anche dalla Ue.

Oggi la pratica richiede in media un centinaio di giorni. A guardare i numeri, in realtà, il problema sembra meno diffuso del previsto, dal momento che su una platea di oltre 600mila contribuenti interessati dallo split payment sono 4.600 le richieste di rimborso che l’amministrazione ha dovuto esaminare nella “corsia preferenziale” prevista per chi incappa nella scissione contabile. Per i singoli interessati, però, la questione resta cruciale.

Ad allungare il calendario non sono tanto i tempi tecnici necessari all’agenzia delle Entrate per controllare l’istanza di rimborso (e ai contribuenti per presentare la documentazione); questo passaggio, in genere, si conclude entro

60 giorni, ma oggi rappresenta solo la premessa indispensabile per l’erogazione effettiva. Per questo secondo step la richiesta deve oggi passare attraverso Ragioneria generale e Banca d’Italia, in un giro che la impegna per altri 30-40 giorni in media. Proprio questo secondo capitolo appare ora destinato a cadere con l’entrata in campo dello split payment allargato.

Le novità sono emerse a margine dell’incontro sull’«amministrazione fiscale che cambia», tenuto ieri al ministero dell’Economia per far confrontare Fisco, Guardia di finanza, imprese, professionisti e contribuenti sull’attuazione delle nuove regole e sugli aspetti da correggere. «Le riforme – ha spiegato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan – sono un lavoro continuo, e la loro implementazione passa da una valutazione complessiva sui loro effetti; quando qualcosa non funziona bisogna avere la franchezza di tornare alla lavagna e correggere». Questa traduzione delle riforme in processi serve a trovare risorse, all’interno di uno «sforzo per ridurre la pressione fiscale che c’è stato e deve continuare», ma anche a creare un’amministrazione in grado di «fare da traino per l’innovazione per i privati».

L’obiettivo è ambizioso, e si gioca soprattutto sul terreno della fatturazione elettronica, che il governo punta a estendere agli scambi fra privati dopo l’obbligo introdotto nei rapporti commerciali con la Pubblica amministrazione. «In un mondo sempre più digitale – riflette il viceministro dell’Economia Luigi Casero – è impensabile rimanere ancorati alla fattura cartacea». Dopo aver fatto transitare finora 65,6 milioni di e-fatture attraverso il sistema di interscambio Sdi, l’amministrazione finanziaria ha messo a disposizione un software realizzato con Sogei per il B2B che prova a “invogliare” aziende e professionisti a utilizzare lo strumento digitale anche nei rapporti economici fra privati. Lo scambio tra digitalizzazione e semplificazione, del resto, è la strada scelta per arrivare in fretta all’abbandono della carta, in una strategia che promette di accompagnare lo sviluppo dell’e-fattura con una forte riduzione degli adempimenti.

Ma non è solo la passione per l’innovazione ad alimentare la spinta verso la fattura elettronica, che per il Fisco rappresenta anche un forte strumento antievasione grazie ai flussi tracciabili che permettono di utilizzare ad ampio raggio l’incrocio delle banche dati alla caccia degli evasori. «I reparti della Guardia di finanza – spiega per esempio il comandante generale delle Fiamme Gialle Giorgio Toschi – stanno ultimando una campagna ispettiva su 3mila soggetti selezionati» che si sono rivelati «responsabili di consistenti evasioni Iva» e non hanno risposto alle lettere delle Entrate. Agenzia e Guardia di finanza, del resto, puntano a lavorare sempre di più gomito a gomito, e questa tendenza sarà rafforzata con la nuova circolare istituzionale chiamata a rinnovare le regole operative in campo dal 2008. La nuova circolare, che sarà “targata” n.1/2018, serve ad adeguarsi agli strumenti di lotta all’evasione rinnovati e dovrà soprattutto puntare, sottolinea Toschi, sui «fenomeni evasivi che assumono rilevanza penale non solo per l’entità delle imposte evase ma anche per le modalità attuative adottate». Nel mirino finiranno in particolare le falsificazioni di documenti, le grandi frodi, l’occultamento di capitale, i trasferimenti illegali di ricchezze all’estero e le società di comodo.

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