
«Abbiamo parlato molto di Falcone, di Borsellino e degli uomini della loro scorta: un risultato l'abbiamo raggiunto: non chiamano più i poliziotti “infami”». Bartolomeo Perna, preside dell'Istituto comprensivo Parco verde di Caivano provincia di Napoli, accompagna la V elementare a Palermo per far
“conoscere” ai bambini, ancora più da vicino gli uomini e le donne di cui hanno parlato in aula. I suoi scolari sono tra “i mille” pronti a sbarcare in Sicilia con la nave della legalità. «Il nostro è un territorio ad alto rischio criminale – spiega il preside - fare “lezione” di giustizia ai ragazzi è un modo per aiutarli a combattere il lato oscuro della società in cui vivono. Nell'80% per cento dei casi siamo supportati anche dalla famiglie ma c'è un 20% di ragazzi che ha bisogno di buon esempio».
Per T., 10 anni, della V elementare di Parco Verde, Falcone e Borsellino sono i magistrati che «hanno salvato tutti dalla mafia», quelli che «ci hanno insegnato a starne lontano». Basta salire di qualche classe e passare al tecnico, al meccanico e all'alberghiero della stessa scuola per capire che la percentuale di chi considera ancora i poliziotti “infami” è più alta. Secondo alcuni studenti, più della metà dei loro compagni si fa bella davanti ai professori e fa vedere che rispetta le divise, ma varcato il portone della scuola, chi sta dalla parte dello Stato resta un nemico. Nel loro striscione c'è scritto «Ci siamo e vogliamo esserci ancora». Ed è dalla parte giusta che vogliono stare, qualunque cosa decidano di fare nella vita. Come A. che vuole fare la ballerina, diventare famosa e dare gli incassi dei suoi spettacoli alle associazioni che combattono la mafia.
A impegnarsi perché i sogni dei ragazzi di Parco Verde diventino realtà c'è la preside Eugenia Carfora. «A Parco Verde - dice la professoressa - hanno messo dei pitbull nelle gabbie nell'area che dovrebbe essere una via di fuga in caso di pericolo. Da queste parti l'istruzione non è ben vista: vale la convinzione che i ciucci si gestiscono e si comandano meglio». Ma, per la spedizione dei mille, la cultura, invece è importante, anche se magari un po' di fortuna non guasta…ed è per questo che la scuola elementare di Piano di Sorrento regala un bel corno rosso anti “sfiga” a Giulia dello staff del ministero dell'istruzione per ringraziarla delle sue premure. Quattro alunne della scuola elementare
Giovanni XXIII di Martina Franca sono l'immagine della felicità: sono state estratte per salire sulla nave, ai compagni di classe lasciati in lacrime è dedicato uno striscione nel quale sono disegnati uno per uno e indicati con il nome. Il loro premio “di consolazione” sarà seguire la commemorazione per il 25 anniversario della morte di Falcone e Borsellino da Bari. Un evento al quale la classe si è preparata da tempo facendo il gioco contro la mafia. Un cruciverba con le parole di “cosa nostra” che le bambine recitano in coro: uccidere, guerra, latitante, pizzo, usura e potere. Poi ci sono le parole “buone”: onestà, legalità, giustizia ecc.
A bordo anche le scuole dei Paesi terremotati dell'Abruzzo e delle Marche che paragonano il terremoto alla mafia e gli studenti del Nord che ci tengono a smentire il luogo comune di una mafia che regna solo al Sud. Lo fanno due studentesse dell'Istituto tecnico di Rovereto in Trentino Alto Adige: «La mafia è ovunque, ma conoscere le storie di uomini come Falcone e Borsellino, ti motiva, ti dà più forza per stare dalla parte giusta». Per A. del liceo classico di Orvieto sono mafiosi anche i bulli: «La mafia è un atteggiamento, sta nell'arroganza, nella prepotenza, nella mancanza di rispetto per gli altri». B. è nato a Santo Domingo e si diverte sulla nave a rincorrere i compagni con il suo amico del cuore S. come lui studente del liceo Alessandro Manzoni di Bressanone. «Oggi c'è bisogno di esempi come quelli di Falcone e Borsellino: qualcuno che è disposto a dare anche la vita per far vivere gli altri non come i terroristi dell'Isis che danno la loro per ucciderti». Il professor Francesco Pureddu di Sassari ha usato la frase di Falcone «chi ha paura muore ogni giorno chi non ha paura una volta sola» per rassicurare i suoi ragazzi in vista degli esami. «Da lì si sono appassionati, hanno valuto sapere chi lo aveva detto. Ed eccoci qui: i due magistrati sono diventati i loro eroi». Ma qualche suo allievo quando il prof non sente confida che degli esami ha ancora paura, però si fa coraggio e pensa a Falcone e a Borsellino che hanno affrontato mostri peggiori...
Prima di salpare alla volta di Palermo i ragazzi incontrano sul molo la ministra dell'Istruzione Valeria Fedeli, il presidente del Senato Pietro Grasso e il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, pronti a imbarcarsi con le scuole che cantano per loro l'inno di Mameli. Per Pietro Grasso la nave della legalità è un'occasione importante per i giovani. «Tanti ragazzi che sono partiti con la nave della legalità negli anni scorsi- dice Grasso - mi hanno confidato di conservare come un ricordo prezioso il viaggio a Palermo. Ma questo non è e non deve essere solo un momento di riflessione, ma la tappa di un percorso costante di educazione alla legalità». Dello stesso parere la ministra Fedeli che sottolinea la presenza di tante scuole di frontiera, realtà in cui più che mai c'è bisogno di buoni esempi e di buoni maestri.
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