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Spataro al Csm: la riforma delle toghe onorarie porta al disastro

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giustizia

Spataro al Csm: la riforma delle toghe onorarie porta al disastro

Una preoccupazione unanime per l'attuazione di una riforma che sembra non andare incontro alle esigenze degli uffici giudiziari soprattutto dal punto di vista dell' efficienza. È quanto è emerso dalle audizioni che il Csm ha fatto oggi di procuratori e presidenti di tribunale sulla riforma delle toghe onorarie.In particolare, sono state le Commissioni Sesta e Ottava (presiedute dai togati Ercole Aprile e Nicola Clivio)ad ascoltare prima in mattinata i presidenti dei tribunali di Roma (Francesco Monastero), Torino (Massimo Terzi), Trapani

(Andrea Genna) e Torre Annunziata (Ernesto Aghina). E poi nel pomeriggio, alla presenza del Vice Presidente Giovanni Legnini, a sentire Spataro e il procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla, in rappresentanza dei 100 procuratori, che avevano chiesto inutilmente di essere ascoltati alle Commissioni Giustizia di Camera e Senato. I toni più alti li ha usati proprio il procuratore di Torino Armando Spataro, per il quale se il progetto di riforma della magistratura onoraria non sarà modificato si andrà incontro al «disastro» della giustizia.

Davanti alle due Commissioni del Csm - che hanno fatto questo giro di orizzonte in vista del parere che devono dare al ministro della Giustizia sull'attuazione della sua riforma- i capi delle procure hanno puntato l'indice contro alcune norme che avranno l'effetto di provocare una «crisi della giustizia», determinando l'impossibilità di assicurare la trattazione dei procedimenti in tempi ragionevoli.

Sotto accusa è soprattutto la disposizione che fissa a due giorni il limite di utilizzo dei viceprocuratori onorari. Un tetto assurdo, hanno sostenuto Spataro e Facciolla, considerato tutto il lavoro che svolgono attualmente: non solo fanno le udienze davanti al giudice di pace, ma svolgono attività di assistenza ai pm e si occupano dei procedimenti sulle pratiche sugli immigrati.

È per questo che con un apporto così limitato dei viceprocuratori onorari si produrrebbe un «grosso vulnus alla giustizia». Perché le procure, già oberate di impegni, non riuscirebbero a far fronte anche a questi compiti. La prima richiesta è stata dunque quella di cancellare questo limite «inaccettabile». Ma anche di stabilizzare i vice procuratori onorari attualmente in servizio, come già si fece con una legge nel 1984, garantendo loro il trattamento previdenziale e indennità «dignitose».

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