Dopo le astensioni dalle udienze dei mesi scorsi nuovo sciopero della magistratura onoraria, che rimarrà a braccia incrociate per ben 4 settimane, da oggi all'11 giugno, lo stop più lungo nella storia ultraventennale della categoria. A scatenare la protesta, dopo la mobilitazione per ottenere almeno la stabilizzazione previdenziale e contributiva per i 1.400 giudici di pace in servizio a tempo pieno da anni (nonostante lo status di incarico temporaneo), è lo schema di decreto legislativo attuativo della legge delega per la riforma della magistratura onoraria (approvata nel 2016), varato in prima lettura dal Consiglio dei ministri del 5 maggio scorso. La riforma allarga la platea degli “onorari”, introduce un compenso a forfait (sui 650 euro mensili), limita ad un massimo di due giorni l'impegno settimanale dei giudici ma soprattutto ne estende in modo massiccio competenze e giurisdizione, anche nella giustizia penale.
Sciopero della fame a staffetta, si inizia a Firenze e Napoli
Un vero e proprio schiaffo le associazioni dei giudici onorari, compatte nel censurare il decreto definito «umiliante» e finalizzato a «schiavizzare la magistratura onoraria e a rottamare la Giustizia in Italia». Parole forti, che spiegano la scelta in alcuni distretti di Corte d'appello di promuovere in contemporanea anche lo sciopero della fame a staffetta, a partire da Firenze e Napoli, con il coinvolgimento in particolare dei viceprocuratori onorari (Vpo, 1.800 in tutta Italia) e giudici onorari di tribunale (Got, 2.000). Due categorie solidali con i giudici di pace ma al momento non in sciopero (lo saranno a partire dal 21 maggio) per la diversa tempistica per proclamazione prevista dal Codice di Autoregolamentazione sulle astensioni.
A rischio 600mila pratiche giudiziarie
Per un mese dunque sospensione a 360° delle molte attività giudiziarie ed amministrative garantite dai giudici di pace, compresa la redazione e il deposito di sentenze, decreti ingiuntivi e altri atti di competenza. I giudici di pace garantiranno esclusivamente una udienza a settimana ed in quel giorno praticheranno lo sciopero della fame. Gli effetti non saranno piacevoli per i cittadini utenti del servizio Giustizia: la magistratura onoraria tratta infatti circa il 60% degli affari civili iscritti in tutta Italia, con tempi assai inferiori a quelli medi. Secondo una stima dell'Unione nazionale dei giudici di pace lo sciopero determinerà la sospensione di oltre 600mila pratiche giudiziarie. In programma anche manifestazioni, cortei, picchetti su tutto il territorio. L’obiettivo, spiega una nota dell’associazione che chiede le immediate dimissioni del ministro della Giustizia Andrea Orlando, «è arrivare al blocco di tutte le attività giudiziarie, comprese le convalide delle espulsioni dei cittadini extracomunitari irregolari, sospendendoci dal servizio a tempo indeterminato: i cittadini devono toccare con mano da subito quali saranno i devastanti effetti della riforma Orlando».
Di Giovanni (Unagipa): no alla parcellizzazione della categoria
«Noi siamo avvocati prestati alla magistratura - sottolinea Maria Flora di Giovanni, giudice di pace a Chieti, in Abruzzo, e presidente Unagipa - e vogliamo continuare a svolgere le nostre funzioni come abbiamo fatto negli ultimi 15-20 anni, dopo una dura selezione per titoli e mesi di tirocinio», risolvendo però «i capitoli aperti dell'equo compenso e della previdenza, censurati anche dalle istituzioni europee». La riforma in cantiere, invece, «prevede un'apertura indiscriminata della magistratura onoraria fino ad 8mila giudici di pace dagli attuali 4.900, per parcellizzare la categoria e sottolineare la sua precarietà imponendo un assurdo limite di due giorni di udienza a settimana», spiega di Giovanni, che non accetta la linea intransigente del ministero della Giustizia «deciso a rendere disagevole un ruolo che è in linea con tutto quello che ci chiede l'Europa in termini di accessibilità e tempi medi, anche su fronti particolarmente delicati per l'economia e le imprese come il recupero crediti». Noi, conclude, «non chiediamo la luna», ma da via Arenula «non è arrivato alcun segnale, nemmeno durante la procedura di raffreddamento obbligatoria prevista dalle norme sullo sciopero: nonostante le promesse, da oltre un anno il ministro non dialoga con noi, preferendo trattare i nostri problemi con l'Associazione nazionale magistrati». L'Anm è assai tiepida sulle aspettative degli onorari, al punto che gli oltre 5mila Gdp iscritti al sindacato delle toghe hanno minacciato le dimissioni in massa se l'atteggiamento non cambierà.
Orrù (Federmot): riforma scelta disfunzionale per la giustizia
Sottolinea l'«assoluta e piena unità» della categoria e la «solidarietà» sulle ragioni dello sciopero Raimondo Orrù, vice procuratore onorario a Roma e presidente onorario della Federazione magistrati onorari di tribunale (Federmot). La riforma «è assurda, e costituisce una scelta disfunzionale rispetto al sistema giustizia». Per molte ragioni. Per esempio, perché «limita grandemente l'apporto dei Vpo alla trattazione dei reati che costituiscono una delle priorità accertate della giustizia penale, ovvero i reati di stalking e dei maltrattamenti in famiglia». Quanto al probabile impatto della riforma, poi, «il ministro della Giustizia Orlando ha preferito allinearsi all'Anm, che sulla vicenda ha dato un giudizio politico (in sintesi, no a qualsiasi ipotesi di stabilizzazione dei magistrati onorari in servizio senza passare da un concorso pubblico, ndr), senza tener conto del parere dei capi di 108 procure». Che in un incontro con il ministro di inizio febbraio bocciarono senza appello il Dlgs attuativo, causa, senza modifiche, di «gravissime difficoltà» per gli uffici giudiziari. «Rinunciare ai Vpo a tempo pieno, profetizza Orrù, creerà ulteriore disaffezione nella categoria e problemi di amministrazione della giustizia, che probabilmente verranno superati come sempre si è fatto in passato, dando maggiore spazio alla prescrizione dei reati e aumentando l'area della depenalizzazione». «Vediamo se Orlando si prende questa responsabilità», conclude l'esponente Federmot.
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