Il conto alla rovescia è partito per presentare le domande all’Inps di accesso all’Ape sociale o al pensionamento anticipato da parte dei lavoratori precoci, ovvero chi ha lavorato almeno un anno prima di compierne 19. I due decreti attuativi di questi nuovi canali di flessibilità in uscita sono infatti arrivati sulla Gazzetta Ufficiale di ieri, un passaggio che il premier, Paolo Gentiloni, ha salutato con un tweet: «Da oggi è possibile chiedere la pensione anticipata per migliaia di persone che fanno più fatica». Mentre il presidente dell’Inps, Tito Boeri, ha confermato che tutto è pronto per il via con gli applicativi online dell’Istituto a partire dalla mezzanotte: «Da domani mattina (oggi; ndr) siamo in grado di raccogliere le domande di Ape sociale». Secondo il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, con la pubblicazione dei decreti «viene data l’opportunità a lavoratori in condizioni di difficoltà, per quest’anno stimati in circa 60mila, di anticipare fino a tre anni e sette mesi l’età di pensionamento, con potenziali effetti positivi sul ricambio generazionale in azienda».
Ape sociale, già presentate oltre 300 domande
L’Inps ha reso noto che alle 13 di oggi risultano già presentate oltre 300 domande. In particolare: 179 domande di Ape sociale e 137 domande di accesso al pensionamento anticipato per precoci.
Chi può accedere
Con qualche mese di ritardo sulla tabella di marcia (i nuovi sono in vigore dal 1° maggio) si attiva dunque il nuovo ammortizzatore sociale riservato a chi ha compiuto almeno 63 anni, in condizione di bisogno e che non ha ancora l’età per la pensione di vecchiaia. Mentre per i precoci si apre una finestra di uscita alla pensione con 41 anni di contributi versati (contro i 41 anni e 10 mesi per gli uomini e i 42 e 10 mesi se donne) a patto di rientrare in una delle quattro categorie di disagio valide per l’Ape sociale: disoccupazione da almeno 3 mesi, familiari disabili a carico, una invalidità pari o superiore al 75%, aver svolto un lavoro usurante per almeno 6 anni negli ultimi 7.
Assegno massimo di 1.500 euro lordi
L’Ape sociale è una vera e propria indennità ponte verso la pensione. Il suo importo è commisurato alla pensione attesa, con un massimo di 1.500 euro lordi mensili per 12 mensilità (circa 1.325 netti) fino a un massimo di 43 mesi, ma il termine potrebbe allungarsi di qualche mese se dal 2019 cambieranno i requisiti di pensionamento per l’adeguamento alla nuova aspettativa di vita (si parla di un allungamento possibile di 3 o 5 mesi). L’Ape sociale è inoltre tassata come reddito da lavoro dipendente e gode quindi di tutte le detrazioni e i crediti d’imposta spettanti a tali redditi, compreso quindi il “bonus” 80 euro che i pensionati non hanno. È inoltre compatibile con redditi da lavoro dipendente o da collaborazione coordinata e continuativa, fino al limite di 8mila euro annui, e da lavoro autonomo fino al limite di 4.800 euro annui. Per accedere si terrà conto di tutta la contribuzione versata, compresi i contributi figurativi cumulati in caso di cassa integrazione, per esempio, principio attualmente non previsto per l’accesso alla pensione anticipata. «L’Ape sociale - ha spiegato Stefano Patriarca, uno dei consiglieri economici di palazzo Chigi che più ha lavorato a questa misura - è una rilevante innovazione nel nostro welfare».
Domande entro il 15 luglio
I termini per la presentazione delle domande si chiudono il 15 luglio per chi matura i requisiti entro quest’anno ed entro il 31 marzo del 2018 per chi li matura l’anno venturo (si veda l’altro articolo in pagina) sia per l’Ape sociale sia per usufruire della finestra di anticipo precoci. Le due misure sono sperimentali e restano in vigore nella versione attuale per due anni. Dovrebbero intercettare domande per circa 35mila apisti e 20mila precoci nel primo anno di applicazione secondo stime governative e dell’Inps. Le domande di Ape sociale saranno accolte nel limite di spesa di 300 milioni di euro per quest’anno e fino a 609 milioni di euro per il 2018. Quelle per i precoci fino a 360 milioni quest’anno e 505 l’anno prossimo.
Mancano all’appello Ape volontaria e aziendale
Con l’attivazione di questi due canali di flessibilità in uscita si compie un sostanziale passo avanti nell’attuazione delle misure previdenziali della legge di Bilancio 2017. Sono già in vigore le norme che consentono il cumulo gratuito dei contributi versati in gestioni diverse e l’eliminazione definitiva delle penalizzazioni previste in caso di pensionamento anticipato prima dei 62 anni di età. Mentre per i pensionati a gennaio è scattata la nuova “no tax area” estesa per i pensionati under 75enni fino a 8.125 euro (con aumento della pensione compreso tra i 45 e i 70 euro) e il primo luglio prossimo arriveranno le nuove 14esime per i pensionati over 64enni, rafforzate di circa il 30% per i pensionati fino a 1,5 volte il minimo che già la percepivano, mentre per chi ha una pensione compresa tra 1,5 e 2 volte il minimo arriverà un bonus extra tra 336 e 504 euro. Mancano ancora all’appello l’Ape volontaria e l’Ape aziendale, cioè gli anticipi finanziari rimborsabili in 20 anni di pensionamento per chi punta, con 63 anni, al ritiro anticipato fino a 43 mesi. Il decreto attuativo è al vaglio del Consiglio di Stato. E manca il decreto per la semplificazione dei criteri di pensionamento per i lavoratori impegnati in attività usuranti.
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