Qualche giorno fa il presidente dell’Inps, Tito Boeri, lo aveva anticipato a Radio anch’io: la platea dei beneficiari delle nuove 14esime in pagamento il 1° di luglio vedrà crescere del 1.500% gli ex dipendenti pubblici. Oggi è arrivata la conferma con i numeri precisi, allineati in una nota dell'Istituto con la tabella che illustra gli effetti distributivi dell'extra bonus introdotto in via strutturale con l'ultima legge di Bilancio al costo di 800 milioni l'anno di spesa pensionistica aggiuntiva.
Gli iscritti alla gestione pubblica (ex Inpdap) che incasseranno la 14esima passano dagli 8.461 del 2016 ai 125.242 di quest'anno: tra i nuovi beneficiari saranno 23.849 quelli che prendono una pensione sotto la soglia di 1,5 volte il minimo (per i quali è prevista una maggiorazione) e 101.393 quelli che stanno invece tra 1,5 e 2 volte il minimo, coloro cioè cui l'extra arriva per la prima volta quest'anno. In euro la torta aggiuntiva delle nuove quattordicesime ai pubblici è così ripartita: 12,5 milioni ai “più poveri”, 40 milioni ai “meno poveri”, per una maggiore spesa complessiva che passa da 3,1 milioni a 52,5 milioni.
Ai privati la distribuzione più equa
Più equilibrata la distribuzione tra i privati e gli iscritti alla gestione sport e spettacolo (ex Enpals). La platea dei primi cresce del 61,6% (da 2.127152 a 3.439.285) e la seconda del 10% (da 5.656 a 6.112). Ai privati va una spesa complessiva per 1,6 miliardi (contro gli 849 milioni dell'anno scorso), con 1,1 miliardi a chi non supera la pensione di 1,5 volte il minimo e 564 milioni a chi ne prende una tra 1,5 e 2 volte il minimo. Agli ex Enpals vanno invece poco più di 3 milioni (2,5 prima fascia e 474mila euro la seconda), contro i 2,1 milioni di un anno fa.
Platea beneficiari sale a 3,5 milioni
Fino all'anno scorso questo bonus extra, dal peso variabile a seconda degli anni di versamenti effettuati, era appannaggio di soli 2.141.178 pensionati contributivi con un reddito complessivo inferiore a 1,5 volte il minimo, come prevedeva la legge del 2007 che l'ha inventato. Per questa platea originaria il bonus viene rafforzato del 30% circa, per gli altri (quelli con una pensione compresa tra 1,5 e 2 volte il minimo) come detto è una novità. I nuovi beneficiari sono 1,43 milioni, per un totale complessivo che sale a quota 3,5 milioni . La spesa complessiva per 14esima passa così da 854,7 milioni del 2016 a 1,72 miliardi.
Il confronto con gli assegni familiari
Nella Relazione annuale della Banca d'Italia, pubblicata il 31 maggio, gli effetti distributivi della nuova quattordicesima sono stati analizzati con un modello di microsimulazione, il BIMic, che partendo dai dati dell'Indagine sui bilanci delle famiglie misura la differenza tra redditi disponibili equivalenti prima e dopo il varo del nuovo bonus. I risultati sono interessanti. Il 30% circa delle risorse stanziate (240 milioni) andranno a pensionati con redditi relativamente elevati, mentre il 60% (480 milioni) andrà nelle tasche di soggetti che vivono in famiglie con un reddito basso. La ragione di questa non perfetta allocazione di risorse dipende dal fatto che il trasferimento è legato alla pensione contributiva del beneficiario, al suo reddito insomma, senza tenere conto del reddito della famiglia, come si fa per esempio con altri strumenti assistenziale come l'assegno al nucleo familiare. Con la nuova quattordicesima il reddito disponibile annuo delle famiglie beneficiarie aumenterà in media dell'1,65% (circa 250 euro, poco meno di 21 euro al mese), con un incremento un po' maggiore (tra l'1,8% e il 2,6%) per i pensionati che vivono nelle famiglie con redditi più bassi, distribuite nei primi quattro decili della distribuzione dei redditi.
I rilievi del Fondo monetario sulle pensioni
All'inizio della settimana a puntare il dito sulla spesa pensionistica nazionale sono stati invece gli osservatori del Fondo monetario internazionale. Al termine della loro missione annuale, nel comunicato finale in cui si ritoccava al rialzo la stima di crescita del Pil 2017 all'1,3%, ecco che cosa veniva osservato: «Rispetto alla maggioranza degli altri paesi, l'Italia ha profuso molti sforzi per porre il sistema pensionistico su una base stabile. Tuttavia, occorre considerare una riduzione degli alti livelli di spesa pensionistica nel medio periodo, in modo da risolvere le pressioni fiscali che persisteranno finché i vantaggi derivanti dalle riforme del sistema non si concretizzeranno nel lungo periodo. Nel sistema pensionistico sussistono sacche di eccessi che devono essere razionalizzati, legati non da ultimo alla esenzione di generosi benefici. I parametri pensionistici potrebbero altresì essere riesaminati e adeguati, ove necessario, in linea con le politiche correnti. D'altra parte, la quota dei trasferimenti alle fasce di reddito basse è la più bassa nell'Eurozona. Occorrerebbe migliorare il targeting, razionalizzare i programmi di previdenza sociale ed ampliare il programma di reddito di inclusione nell'ambito di un piano universale anti- povertà».
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