La notizia sembra importante: dal 10 settembre è caduto il monopolio di Poste Italiane sulle notifiche delle multe stradali. Ma la data in cui ciò accadrà davvero è ancora ignota: non sono ancora stati fissati i requisiti che gli operatori privati dovranno avere per poter svolgere il servizio. Così, nell’incertezza, c’è la possibilità che alcuni importanti contratti in scadenza a fine anno (come quello della Polizia di Stato) vengano prorogati o ristipulati ancora con Poste. E, in questo caso, sarà opportuno dare all’operazione una qualche copertura normativa, per evitare che i destinatari delle multe cerchino di farsele annullare eccependo che le notifiche sono irregolari.
Tutto nasce dall’articolo 1, commi 57 e 58, della legge sulla concorrenza (la 124/2017), in vigore dal 29 agosto. Il comma 57 sopprime l’attribuzione in esclusiva al fornitore del servizio universale postale (Poste) delle notificazioni e comunicazioni di atti giudiziari (nel cui ambito rientrano le sanzioni amministrative da violazione al Codice della strada, cosa che non di rado causa il rifiuto di ritirare i plichi da parte di persone intimorite proprio dalla dicitura «atti giudiziari», credendo di esser stati coinvolti in un processo).
Il comma 58, però, stabilisce che entro 90 giorni (cioè entro il 27 novembre) saranno determinati dall’Agcom i requisiti di affidabilità, professionalità e onorabilità che gli operatori dovranno garantire. In assenza di questi requisiti, non si potrà attuare la liberalizzazione introdotta dalla legge.
Il termine di 90 giorni, come di consueto, non è perentorio. Inoltre, nella fissazione dei requisiti deve intervenire anche il ministero della Giustizia. C’è quindi il timore che i requisiti vengano fissati quantomeno verso fine anno, rendendo difficile scegliere un nuovo operatore alle amministrazioni che hanno contratti in scadenza il 31 dicembre. Di qui l’ipotesi di affidarsi ancora a Poste.
Ma i destinatari dei plichi potrebbero eccepire che dopo il 10 settembre 2017 non si può far proseguire il monopolio, nemmeno di fatto. Anche perché un’alternativa comunque c’è (anche se spesso poco praticata e praticabile): la notifica tramite ufficiali giudiziari, messi comunali o agenti degli stessi corpi di polizia. Sarebbe poi il giudice a decidere sui singoli ricorsi. Salvo che arrivino norme in grado di “coprire” gli effetti di eventuali ritardi nella fissazione dei requisiti da parte dell’Agcom.
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