Il caso, apparentemente, è banale: il licenziamento di un agente assicurativo di Arezzo per aver stipulato troppe polizze fuori dalla sua zona. Ma la sentenza della Cassazione che ha confermato il provvedimento della compagnia (la n.20410, depositata il 25 agosto) mostra un fenomeno finora noto solo agli addetti ai lavori: il tentativo di non pochi assicurati di zone ad alta frequenza di incidenti di risparmiare rispetto a tariffe Rc auto altissime stipulando la polizza in un’altra città e “nascondendo” la loro reale località di residenza.
La sentenza si limita a citare il fatto che l’agente era stato licenziato per aver stipulato su Napoli 223 polizze sui 929 totali che aveva in portafoglio e che cifre del genere non possono far ritenere «affari sporadici» (e quindi ammessi dall’articolo 6-ter dell’Accordo nazionale agenti) quei contratti fuori zona. Ma il fatto che gli assicurati forestieri venissero da Napoli fa pensare.
Più volte è accaduto che qualcuno dichiarasse una residenza in località con tariffe basse e giustificasse l’assenza di documenti a comprova col fatto che la pratica di trasferimento era in corso. Non di rado sorgeva il sospetto che quegli agenti assicurativi che accettavano simili prassio avessero una qualche responsabilità, non svolgendo verifiche sul completamento di queste pratiche. Altro diffuso espediente di “pratica in corso” era quello del passaggio di proprietà.
Negli ultimi anni, le compagnie hanno aumentato i controlli, creando difficoltà agli agenti scorretti.
Non bisogna comunque dimenticare che tutto questo nasceva dalle elevatissime tariffe praticate in zone come Napoli, anche a chi non ha mai causato sinistri e spesso non può permettersi polizze così care. Dopo vent’anni e varie proposte a vuoto, la legge concorrenza ha introdotto un sistema correttivo. Complicato e legato a futuri provvedimenti dell’Ivass, che dovrà fissare parametri per determinare sconti nelle province più a rischio. Solo il tempo dirà se basterà.
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