Codice antimafia avanti. Con cautela però. La commissione Giustizia della Camera ha concluso l’esame del provvedimento, respingendo tutti gli emendamenti al testo che da lunedì sarà all’esame dell’Aula. Nessuna modifica, quindi, e conferma dell’applicazione delle misure di prevenzione previste dal Codice al reato di truffa aggravata per ottenere finanziamenti pubblici e all’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di una serie di delitti contro la pubblica amministrazione, dal peculato alla malversazione, alla concussione alla corruzione (anche in atti giudiziari). Interessate anche l’induzione indebita e la corruzione di persona incaricata di pubblico servizio. Resta, anche senza il vincolo associativo, l’estensione in caso di stalking.
Ma è lo stesso ministro della Giustizia Andrea Orlando ad anticipare possibili correttivi. «Credo sia emerso dalla discussione - ha sottolineato Orlando che è intervenuto ai lavori della commissione - che è vero che l’area delle misure di prevenzione si estende, ma cambia profondamente la loro natura, nel senso che viene giurisdizionalizzato il procedimento che porta alla loro assunzione, e questo consentirà di fare emergere le posizioni di chi è colpito da questi provvedimenti e quindi esercitare, secondo le indicazioni della Corte europea dei diritti dell’uomo, il diritto alla difesa».
«Riteniamo - ha proseguito Orlando - che dove possono esservi le condizioni di una precisazione anche sulla base di un ordine del giorno del Parlamento che circoscriva meglio l’esercizio di questo potere e faccia una ricognizione dei reati sottoposti a questo tipo di misure saremo disponibili a recepire questa indicazione e a metterla in atto. Attendiamo che il Parlamento ci dia una indicazione puntuale su quale è l’elemento che si ritiene sia rischioso e sulla base di quella indicazione abbiamo dato disponibilità a muoverci».
E proprio dal Pd, ha annunciato, il capogruppo Walter Verini in commissione Giustizia, verrà presentato un ordine del giorno in cui si impegna il governo a trovare un correttivo all’equiparazione tra mafiosi e corrotti che ha sollevato diverse perplessità. «Verremo incontro alle riserve sollevate da personalità come Cantone - ha detto Verini - perché successivamente al varo del provvedimento si possa affrontare questa questione. La cosa fondamentale è approvare definitivamente il codice antimafia e raggiungere così un traguardo storico, metterlo su un binario morto sarebbe imperdonabile».
E la presidente della commissione, Donatella Ferranti mette l’accento sulla necessità di un monitoraggio da una parte, ama anche sull’obbligo di non affossare la revisione del Codice: «quel che non possiamo fare è buttare a mare una riforma che mette ordine nelle misure di prevenzione, garantisce un processo giusto anche nelle misure di prevenzione, valorizza e riordina l’Agenzia per i beni confiscati e sostiene le azienda sane confiscate alla mafia dando un messaggio importante di legalità. Tutto il resto si può fare successivamente con piccoli interventi, mettendo maggiormente a sistema la normativa».
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