Al ministero dell’Economia vogliono archiviare in fretta questa brutta pagina del nuovo fisco digitale vissuta nelle ultime due settimane con lo spesometro. Così, come anticipato su queste colonne lunedì scorso, il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha firmato ieri il Dpcm che consente a professionisti e imprese di inviare le comunicazioni periodiche Iva e dei dati delle fatture e corrispettivi (meglio noto come spesometro) entro il 16 ottobre; da sottolineare che dal 18 settembre - iniziale data per lo spesometro nuova versione - ad oggi ci sono state quattro diverse date e tre proroghe. La possibilità di andare oltre la proroga-tecnica del 5 ottobre concessa dal neodirettore delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, consentirà all’amministrazione finanziaria e, soprattutto al partner tecnologico Sogei, di gestire il flusso di dati nell’arco dei prossimi 10 giorni senza nuove emergenze .
Un flusso che è stato comunque imponente, nonostante i problemi emersi sul portale web (dal 20 secondo quanto riportato da Ruffini in audizione la settimana scorsa) dal 21 settembre ad oggi come ha precisato ieri Sogei alla Commissione di vigilanza sull’anagrafe tributaria. A snocciolare i dati è stato lo stesso amministratore delegato Sogei, Andrea Quacivi: «al 3 ottobre le fatture e i corrispettivi trasmessi sono pari ad oltre 883 milioni, quelli ricevuti da portale rappresentano il 19%». Ma l’audizione di ieri è stata l’occasione per i vertici Sogei di spiegare l’accaduto e precisare, in primo luogo, che «il sistema non è stato violato dal punto di vista della “sicurezza informatica”». Come ha chiarito Quacivi «Non vi è stato, infatti, nessun accesso non autorizzato o sottrazione di dati da parte di hacker». Ma il paradosso sul caos di questi giorni potrebbe essere che si sia «trattato di una scelta funzionale», come ha detto Quacivi, in accordo con le Entrate «per dare agli operatori economici il massimo delle possibilità e degli strumenti finalizzati ad agevolare il rispetto dell’adempimento fiscale».
A destare preoccupazione tra gli intermediari e i professionisti è però quanto rivelato dai responsabili del partner tecnologico del Fisco, ossia che Sogei ha da subito «disposto l’avvio di verifiche, che sono tutt’ora in corso, finalizzate a individuare, da una parte i soggetti che hanno avuto accesso a file non firmati da loro stessi pur non essendo stati delegati esplicitamente sui sistemi alla consultazione dei dati, dall’altra le informazioni visualizzate». Quasi a voler ribaltare le responsabilità dell’incidente sulla privacy direttamente in capo agli intermediari. La reazione dei commercialisti non si è fatta attendere: «È fin troppo banale - commentano i delegati al fisco del Consiglio nazionale Maurizio Postal e Gianluca Gerosa - evidenziare che la tutela della privacy deve essere garantita “a monte” dal sistema informatico, impedendo l’accesso da parte di soggetti non autorizzati». E aggiungono, invece delle scuse nei nostri confronti è partita una «caccia alle streghe».
Dal canto suo il presidente della Commissione di Vigilanza, Giacomo Antonio Portas (Pd), ha rinnovato la fiducia della Commissione ai nuovi amministratori, sottolineando però «che quanto accaduto con lo spesometro è fatto gravissimo che non dovrà mai più ripetersi», soprattutto ora che «il processo di digitalizzazione del fisco si avvia ad svilupparsi ulteriormente con la fatturazione elettronica B2B». La prossima settimana sarà il Garante della Privacy ad essere audito e potrà essere quella l’occasione per capire se i livelli di sicurezza a tutela della privacy adottati da Sogei diano sufficienti garanzie di inviolabilità.
Intanto ieri sera un messaggio Sogei nella sezione «Fatture e corrispettivi» del sito delle Entrate ha fatto chiarezza sugli invii scartati senza motivazione: non vanno rinviati - come inizialmente era stato ventilato - ma bisogna aspettare una “nuova” notifica sull’esito.
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