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Sugli assegni non trasferibili, allo studio la mini-sanzione

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antiriciclaggio

Sugli assegni non trasferibili, allo studio la mini-sanzione

Anche se in ordinaria amministrazione i tecnici del Tesoro e di Palazzo Chigi stanno facendo di tutto per trovare una soluzione in tempi rapidi sulla querelle delle nuove sanzioni applicate agli assegni da mille euro a salire emessi senza la scritta «Non trasferibile». Preso atto che nella gran parte dei casi non si tratta di antiriciclaggio (c’è chi ha saldato l’acquisto del divano o addirittura il conto con l’ex Equitalia) l’ipotesi più accreditata è quella di arrivare una mini-sanzione che si potrebbe sintetizzare in una “multa” non superiore a un decimo dell’importo trasferito per gli importi più bassi, come ad esempio potrebbero essere considerati quelli fino a 30mila euro.

Una mini-sanzione che potrebbe trovare posto nel decreto che recepisce la direttiva comunitaria sull’utilizzo dei dati antiriciclaggio per i controlli fiscali. Strada in linea con le osservazioni formulate dalla commissione Finanze della Camera (si veda Il Sole 24 Ore del 28 febbraio) che, nel parere messo a punto dal relatore Sergio Boccadutri, ha chiesto sanzioni soft e soprattutto proporzionali all’entità della violazione contestata. Alla luce del quadro politico postelettorale e considerato che c’è tempo fino all’estate (proroga dei termini inclusi) per recepire le nuove disposizioni comunitarie, non è possibile al momento sbilanciarsi su quando potrebbero arrivare i correttivi dell’attuale sanzione che dal 4 luglio 2017 va da 3mila a 50mila euro (mentre in precedenza era proporzionale dall’1% al 40%) per chi ha omesso anche involontariamente la clausola di non trasferibilità sugli assegni con importo a partire da mille euro.

A quanto fanno sapere fonti del Tesoro sono poco meno di 1.700 gli assegni contestati. In questo caso, però, la contestazione raddoppia perché coinvolge sia chi ha emesso lo strumento di pagamento irregolare sia chi l’ha ricevuto e di conseguenza sono quasi 3.400 i soggetti interessati e qualcuno ha anche scritto al Quirinale per segnalare la sperequazione del regime in vigore. Finora però non è stata irrogata alcuna sanzione. Tuttavia in 107 hanno scelto la strada dell’oblazione, che presenta un conto molto oneroso rispetto al sistema precedente: si va da 6mila euro (il doppio del minimo sanzionatorio) a 16.666 euro (un terzo del massimo). Ma l’oblazione non è certo l’unica alternativa. Perché i soggetti raggiunti da contestazioni possono fornire controdeduzioni e ottenere, qualora ne ricorrano gli estremi, un provvedimento di proscioglimento totale o l’irrogazione di una sanzione più bassa dell’oblazione.

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