La Corte di cassazione ribadisce l’assenza di nesso tra l’autismo e i vaccini, e nega l’indennizzo chiesto da un uomo che considerava la malattia del figlio una conseguenza della vaccinazione obbligatoria Cinquerix (contro difterite, tetano, pertosse, poliomielite e haemophilus influenzae b) ed Engerix B (contro l'epatite b), somministrata nel 2001. La Corte di cassazione (sentenza 19699) si è allineata a quanto già stabilito dal Tribunale e della Corte d’Appello di Napoli.
Nel caso esaminato, la relazione del consulente tecnico , recepita dalla Corte di merito, ha tenuto conto sia dello stato della letteratura scientifica in materia, che qualifica di incidenza non comune o rara le reazioni avverse a carico del sistema nervoso ai vaccini somministrati, sia delle caratteristiche del caso concreto, che non consentivano di ritenerle ipotizzabili, in considerazione della risonanza magnetica dell’encefalo che, anche ad anni di distanza era negativa.
Inoltre non c’era stato alcun ricovero nè visite in merito a reazioni allergiche ai vaccini e la diagnosi di sindrome autistica era arrivata a due anni di distanza. Una valutazione che relega a la tesi del ricorrente allo stadio di mera possibilità teorica. I giudici sottolineano anche la complessità di una malattia come l’autismo, la cui origine è ancora ignota, e la ricerca di fattori ulteriori e diversi rispetto al patrimonio genetico è oggetto di studi e di ricerca scientifica.
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