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Dossier Sistemi anticollisione per i mezzi pesanti, come funzionano

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Dossier | N. 509 articoliCircolazione stradale

Sistemi anticollisione per i mezzi pesanti, come funzionano

Probabilmente non si saprà mai perché il conducente dell’autocisterna esplosa l’altro ieri sul raccordo A1-A14 a Bologna non abbia frenato nonostante avesse davanti un ingorgo prevedibile e ben visibile. Ma forse, se il suo camion avesse avuto di serie un sistema anticollisione, l’incidente o quantomeno lo scoppio si sarebbero potuti evitare. Per questo ieri il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, ha ipotizzato incentivi per installare sistemi analoghi sui mezzi già circolanti che trasportano merci pericolose. Giuridicamente si potrebbe ipotizzare un’operazione analoga a quella in corso sui dispositivi antiabbandono dei bambini.

Toninelli ha detto ieri al Senato che questi mezzi sono più di 35mila. Ha aggiunto che gli incentivi potrebbero riguardare «dispositivi anticollisione, frenata automatica, controllo predittivo della velocità». Ce ne sarebbe bisogno perché solo i camion più recenti li hanno.

Di serie solo da tre anni
A novembre 2015, in base al Regolamento (CE) 661/2009, per gli autocarri di prima immatricolazione con massa complessiva superiore a 8 tonnellate, sospensioni pneumatiche e due o tre assi è entrato in vigore l’obbligo di Aebs (dispositivo avanzato di frenata di emergenza e Ldw (sistema di avviso di deviazione dalla corsia). L’obbligo è esteso da quest’anno a tutti gli autocarri che pesano più di 3,5 tonnellate.

Considerato che in Italia l’età media dei veicoli di portata maggiore o uguale alle 16 tonnellate è di 11,3 anni e che col trend attuale saranno necessari 11 anni per rinnovare il parco, si può pensare di adottare sistemi retrofit che rilevano ostacoli davanti al veicolo, allertando il conducente in caso di collisione imminente (circa due secondi prima) e di uscita dalla corsia di marcia. Anche se sono meno sofisticati e hanno prestazioni inferiori a quelli dei sistemi di serie.

Per promuoverne la diffusione, il Governo potrebbe introdurre un obbligo analogo a quello in discussione al Parlamento sui dispositivi antiabbandono dei bambini abbinati ai seggiolini.

L’ostacolo e come aggirarlo
Anche in questo caso, occorre fare i conti che le dotazioni obbligatorie dei veicoli possono essere stabilite solo da normative europee. Si tratta quindi di valutare se sia possibile aggirarle come già si è fatto nel 2004 con l’obbligo di giubbino riflettente e si sta facendo ora con i dispositivi antiabbandono: introdurre le nuove dotazioni con norme di comportamento, sulle quali i singoli Stati hanno libertà.

In pratica, si rende obbligatorio non il montaggio di un certo dispositivo, ma il suo utilizzo da parte del conducente (o del passeggero, come in alcuni casi che riguardano il giubbino). L’utilizzo ovviamente presuppone la presenza del dispositivo a bordo, ma nessuno può essere punito per la sola assenza del dispositivo. Quindi, per esempio, non possono scattare multe se si accerta la mancanza su un veicolo in sosta.

Gli incentivi
Ieri Toninelli ha parlato solo di incentivi, ma questi in teoria potrebbero essere abbinati a un obbligo di utilizzo: è lo stesso schema che si sta seguendo per i dispositivi antiabbandono. La differenza è che i mezzi pesanti su cui installare i sistemi anticollisione valgono centinaia di migliaia di euro, molto più della spesa che deriverebbe dall’obbligo (si parte dagli 800 euro, più un centinaio di manodopera per l’installazione).

Quindi l’obbligo e gli incentivi all’acquisto potrebbero avere comunque un impatto limitato per le aziende di autotrasporto.

Le controindicazioni
I sistemi anticollisione possono essere installati anche sulle autovetture. Ma in ogni caso possono avere due controindicazioni:

1. rischiano di infondere nel conducente una fiducia ancora maggiore di quella con cui guida normalmente, inducendolo a distrarsi ancor più di oggi, cosa che può rendere più problematico tentare una manovra di emergenza nei soli due secondi prima dell’urto;

2. in caso di sostituzione del parabrezza, diventa necessario rivolgersi a un operatore altamente specializzato, perché occorre molta precisione nel rimontaggio perché anche un minimo errore determina poi scarti sensibili nella misurazione delle distanze dagli ostacoli da parte del dispositivo.

Il futuro
Sullo sfondo, come ha ricordato Toninelli, i problemi attuali dovrebbero essere superati dalla creazione di una rete di smart road con sensori e trasmettitori in grado di dialogare con l’elettronica di bordo dei veicoli e “avvisarla” in tempo reale di ostacoli e altre anomalie nella strada e nel traffico. Al momento, il Dm 70/2018 prevede che diventeranno così i 24mila chilometri di strade italiane di rilevanza (rete Ten-T). Il Dm prevede che entro il 2025 su tutta questa rete vadano installati anche sistemi di controllo della velocità media.

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