Ci sono stati il rilancio della spending review e le ipotesi di maxi-riordino delle spese fiscali al centro del nuovo vertice politico sui conti che nel tardo pomeriggio di ieri ha preceduto a Palazzo Chigi il consiglio dei ministri. Un vertice che ha replicato quello della scorsa settimana allargandosi però ad altri ministri, a partire dal vicepremier Matteo Salvini. Altre new entry sono state la ministra del Sud Barbara Lezzi, a cui tocca la gestione del capitolo pesante dei fondi di coesione, e la titolare degli Affari regionali Erika Stefani, che sta spingendo sull’avvio dell’autonomia differenziata e punta ad avviare entro l’anno le leggi per trasferire le competenze aggiuntive a Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.
Scontate le riconferme: il premier Conte, il ministro dell’Economia Tria e il collega agli Affari Europei Paolo Savona, il vicepremier Di Maio e il sottosegretario a Palazzo Chigi Giancarlo Giorgetti. Assente, impegnato in Belgio, il ministro degli Esteri Moavero Milanesi.
Obiettivo dell’incontro è stato quello di rafforzare i due pilastri chiamati a portare le coperture per una manovra che, come sottolineato da Tria nell’intervista di ieri a questo giornale, punta ad avviare davvero, in modo non simbolico, riforma dell’Irpef e reddito di cittadinanza senza però uscire dai binari di finanza pubblica che saranno tracciati con Bruxelles. Linea promossa pubblicamente da Conte nell’incontro con la stampa in mattinata. Quella che si vuole preparare, ha sostenuto il premier, è una manovra «seria, coraggiosa e rigorosa», aggiungendo che nei rapporti con la commissione Ue «ci presenteremo a testa alta, ma non saremo irragionevoli».
Pensioni, quota 100 solo per chi ha compiuto almeno 64 anni
Il pareggio di bilancio in Costituzione «c’è e lì rimane» ha spiegato Conte, confermando il «riordino organico delle agevolazioni
fiscali» tra le fonti di risorse per avviare riforma dell’Irpef e reddito di cittadinanza. Sui tavoli continua a esserci anche
il dossier pensioni, delicatissimo sul fronte della spesa e degli impatti sul debito: i lavori si concentrano sull’ipotesi
di «quota 100» (somma di età e anzianità contributiva) aperta però solo a chi abbia compiuto 64 anni per limitare le spese. La possibilità di partire davvero, però, si vedrà quando i numeri troveranno pace.
Nel mirino 466 agevolazioni fiscali
Molto dipende proprio da dove riusciranno a puntare le ambizioni sui due sostegni principali delle ipotesi di manovra, appunto
i tagli alle agevolazioni fiscali e alla spesa pubblica. Sul primo fronte la base di lavoro è dettagliata. L’ultimo rapporto
della commissione Mef sul tema ha elencato 466 spese fiscali, che riducono le entrate di 54,2 miliardi nel 2018 e di 54,9
nel 2019. Naturalmente non tutti gli sconti fiscali sono nel mirino. Fuori dai radar delle ipotesi di riordino restano quelli
sulle spese sanitarie e di sostegno a fasce deboli o disabili, mentre l’attenzione si concentra sugli sconti che premiano
i consumi. E in bilico è anche la sorte dei 10 miliardi destinati ogni anno al bonus da 80 euro, criticato in sede tecnica anche per le molte complicazioni operative che produce (anche se oggi Salvini ha smentito l’intenzione
del governo di togliere gli 80 euro): con le oscillazioni dei redditi, anche per i rinnovi contrattuali, la platea degli aventi
diritto ogni anno perde circa un milione di persone e ne acquista altrettante.
Le ipotesi di riforma fiscale
La scelta su quanti e quali bonus tagliare sarà misurata in base al peso della riforma dell’Irpef. Oltre all’ampliamento della soglia di fatturato per il regime forfettario al 15% di partite Iva e professionisti, si studiano ipotesi che partono da una riduzione a tre del numero delle aliquote, con un taglio del carico fiscale concentrato in particolare sulle fasce di reddito medie: proprio quelle che utilizzano
gli sconti fiscali legati a spese come le ristrutturazioni edilizie o il risparmio energetico. Nelle elaborazioni si cerca
la calibratura del dare-avere, perché nello scambio fra i tagli di aliquote e sconti non ci devono essere contribuenti “in
perdita”. Escluso a priori anche un intervento su chi già utilizza bonus spalmati in rate annuali per spese già compiute.
Sul versante spending, ai ministri è stato chiesto ieri di elaborare per settembre un piano di riduzioni dei costi, da calibrare anche con le richieste di spesa. Tria punta a ridurre il peso delle uscite correnti sul bilancio pubblico, in un orizzonte di tagli che esclude sanità, istruzione e ricerca.
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