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Autostrade, perché Castellucci potrebbe rimanere in carica anche se…

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strage del bus

Autostrade, perché Castellucci potrebbe rimanere in carica anche se condannato

Non si può dire che Giovanni Castellucci rischi seriamente di non poter più essere amministratore delegato di Autostrade per l’Italia e Atlantia, se effettivamente verrà condannato per il disastro del bus precipitato dal viadotto Acqualonga dell’A16 il 28 luglio 2013, con 40 morti. Ieri il procuratore di Avellino, Rosario Cantelmo, ha chiesto una condanna a 10 anni. Che, se anche arrivasse, potrebbe non avere conseguenze sui requisiti di onorabilità previsti dalle norme penali e dal Codice degli appalti. Però sono possibili interpretazioni diverse. E tra qualche anno potrebbe venire al pettine il nodo del crollo del Ponte Morandi, dove i reati ipotizzati dai pm di Genova sono più gravi e certamente possono comportare la revoca dell’amministratore.

GUARDA IL VIDEO / Genova, crollo del ponte: Autostrade chiede scusa

Gli aspetti penali
In generale, non esiste una legge che preveda la perdita dei requisiti di onorabilità in caso di condanna in primo grado.

Nemmeno lo statuto sociale di Autostrade per l’Italia sembra prevedere conseguenze: l’articolo 21 impone requisiti di onorabilità solo al momento dell’assunzione della carica e comunque fa riferimento solo all’articolo 2 del Dm Giustizia 162/2000 (quello sui requisiti dei membri del collegio sindacale delle società quotate). Che innanzitutto considera solo alcuni reati, prevalentemente finanziari e contro la pubblica amministrazione e comunque le condanne non inferiori a un anno per i delitti non colposi; dunque non vi rientrano i reati di cui Castellucci è accusato ad Avellino (omicidio colposo plurimo e disastro colposo) e l’ipotesi in cui scattino misure di prevenzione disposte dall’autorità giudiziaria (in base alle leggi 1423/1956 e 575/1965). In ogni caso, la norma prevede che i requisiti si perdono solo quando la condanna è irrevocabile e non solo in primo grado come sarebbe ora per Castellucci.

Ma lo statuto non è tutto: esistono anche altre norme interne alla società. Sono quelle del modello organizzativo da adottare in base alla Dlgs 231/2001 sulla responsabilità delle società, che appaiono più restrittivi. Infatti, vi è prevista la revoca dell’incarico per «violazioni del modello che hanno integrato un fatto penalmente rilevante». Però, nel lungo elenco dei reati citati l’omicidio colposo è presente solo nella sua versione aggravata dalla violazione delle norme contro gli infortuni sul lavoro.

Non a caso, la Procura di Genova, nelle sue indagini sul crollo del Ponte Morandi, ipotizza proprio questo reato. E sta approfondendo la possibilità di commissariare Autostrade per l’Italia. Ma ad Avellino si procede per omicidio colposo “semplice”.

Ciò in teoria non vieta che l’organismo di vigilanza sollevi il problema dell’onorabilità dell’amministratore delegato, facendone una questione più di forma che di sostanza. Però sarebbe comunque un’iniziativa molto dirompente, in una società il cui presidente Fabio Cerchiai ha espresso a nome dell’azionista di maggioranza (i Benetton) la piena fiducia a Castellucci anche dopo il crollo del Ponte Morandi. E ancora ieri sera una nota di Autostrade per l’Italia precisava che le accuse del procuratore di Avellino all’amministratore delegato sarebbero relative alla delibera del consiglio di amministrazione che varò la riqualifica delle barriere di sicurezza su tutta la rete stanziando 138 milioni di euro, lasciando poi ai singoli tecnici le decisioni su come spenderli.

Secondo la Procura, c’è stato un rimpallo di responsabilità fra top manager e dirigenti sul territorio. Lo stesso schema che si sta delineando per il crollo del Ponte Morandi.

Il Codice degli appalti

Un’eventuale condanna, anche prima di passare in giudicato, potrebbe invece avere un impatto sui requisiti previsti dal Codice appalti (Dlgs n. 50/2016). In questo caso, è l’articolo 80 che potrebbe aprire a conseguenze piuttosto rilevanti. Qui si stabilisce che la stazione appaltante ha la possibilità di escludere un’impresa da un appalto qualora «dimostri con mezzi adeguati che l’operatore economico si è reso colpevole di gravi illeciti professionali, tali da rendere dubbia la sua integrità o affidabilità».

Tra questi - specifica ancora la legge - rientrano «le significative carenze nell’esecuzione di un precedente contratto di appalto o di concessione». Per riempire di contenuti questa norma, è intervenuta l’Autorità anticorruzione di Raffaele Cantone, con la linea guida n. 6. Qui (nella versione rivista, appena inviata al Consiglio di Stato) si spiega che «rilevano quali cause di esclusione ai sensi dell’articolo 80, comma 5, lett. c) del codice gli illeciti professionali gravi accertati con provvedimento esecutivo, tali da rendere dubbia l’integrità del concorrente, intesa come moralità professionale, o la sua affidabilità, intesa come reale capacità tecnico professionale, nello svolgimento dell’attività oggetto di affidamento». Possono essere presi in considerazioni tutti i fatti, «a prescindere dalla natura civile, penale o amministrativa dell’illecito».

Un’eventuale sentenza di condanna potrebbe rientrare in questa definizione. Tenendo, però, presente che l’interpretazione di queste esclusioni è affidata alla discrezionalità della pubblica amministrazione: sarà la Pa che bandisce un’eventuale gara a giudicare l’illecito in questione rilevante. È sufficiente, in questo senso, anche una sentenza non definitiva, come ribadito in diverse occasioni dalla giurisprudenza (Consiglio di Stato, sentenza 4192/2017).

Nella pratica, gli scenari nei quali questa esclusione potrebbe concretizzarsi sono due.

Il primo è quello della ricostruzione del Ponte Morandi di Genova. Per adesso, Autostrade per l’Italia è stata esplicitamente esclusa dal decreto sulla ricostruzione, ma ha preannunciato che si opporrà presentando ricorsi (anche se nell’ultima audizione parlamentare, lunedì scorso, Castellucci ha dichiarato che non c’è volontà di paralizzare la ricostruzione). Una condanna, quindi, potrebbe diventare un argomento ulteriore contro un’eventuale riammissione e tagliare le gambe ai possibili ricorsi.

L’altro scenario è quello dell’assegnazione di una nuova concessione. Ci sono, infatti, alcuni contratti scaduti o in scadenza per i quali andrà individuato nei prossimi mesi e anni un nuovo concessionario: è il caso della Napoli-Salerno, attualmente gestita dalla Società autostrade meridionali.

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