Norme & Tributi

Il macigno delle baby pensioni: 7,5 miliardi, costano più di…

  • Abbonati
  • Accedi
Servizio |previdenza

Il macigno delle baby pensioni: 7,5 miliardi, costano più di «quota 100»

Quattordici anni, sei mesi e un giorno per le donne con figli. Diciannove anni, sei mesi e un giorno per gli uomini. La metà, o addirittura meno, del numero di contributi (38) richiesti dalla quota 100 che sarà il piatto forte della manovra allo studio del Governo.

Chi si ricorda le baby pensioni, che hanno permesso a diverse centinaia di migliaia di lavoratori pubblici di anticipare l’età del ritiro dal lavoro all’età che per molti “giovani” di oggi è quella del primo lavoro? Una misura introdotta nel 1973 dal Governo guidato dal democristiano Mariano Rumor e che ha resistito quasi vent’anni, visto che fu abolita da Giuliano Amato nel 1992 e che ha consentito il ritiro anche a persone che in virtù dei pochi contributi di richiesti avevano meno di 30 anni di età.

Un conto salato per i lavoratori di oggi
Una generazione, quella dei baby pensionati, che continua a ricevere il proprio assegno da decine di anni, per chi ha lasciato il lavoro nel 1973 ed è ancora in vita si parla di 45 anni. Una possibilità sfruttata da circa 400mila persone, per una spesa annua di 7,5 miliardi l’euro, più della «quota 100» (62 anni e 38 di contributi) prevista nella manovra 2019, che avrà un costo stimato in 6,75 miliardi.
Persone che hanno passato in pensione il doppio o addirittura il triplo del tempo che hanno trascorso al lavoro. Un “lusso” oggi impensabile che, secondo una stima di Confartigianato a valori 2010, costerebbe 6.630 euro per ciascun lavoratore, in termini di mancate entrate e maggiori usciti.

«La baby pensioni - commenta Alessandro Rosina, ordinario di Demografia all’università Cattolica di Milano - sono forse l’esempio più eclatante di un Paese che, dopo l’intensa crescita e mobilità sociale nei trent’anni gloriosi del dopoguerra, ha perso la propria visione di un futuro solido e condiviso da costruire». Un Paese, secondo Rosina,« che ha trasformato, con complicità diffusa, il benessere raggiunto in diritto acquisito da difendere anziché renderlo investimento sulla produzione di nuovo benessere, scaricando i costi sulle nuove generazioni». Oggi i pochi giovani che lavorano da un lato devono contribuire a coprire gli assegni generosi delle vecchie generazioni andate in pensione con il vecchio sistema, dall’altro hanno la propria pensione legata ai contributi versati. Si trovano però anche con condizioni occupazionali e di reddito più incerte e quindi con futuro previdenziale più a rischio.

MAGGIORE SPESA E MINORE ENTRATE CONTRIBUTIVE PER BABY PENSIONI
In miliardi di euro. (Nota: a valori 2010 - importo cumulato nei 15,7 anni di maggiore durata della pensione. Fonte: ufficio studi Confartigianato su dati Inps)

Una pensione su 10 è in vita da almeno 30 anni
In generale se consideriamo le pensioni vigenti al 1° gennaio di quest’anno, ce ne sono 121.343 decorrenti da prima del 1981 – secondo l’osservatorio Inps – e se consideriamo quelle in vita da almeno 30 anni il conto sale a oltre 919mila il 10 per cento del totale delle pensioni vigenti.

Non c’è da stupirsi dunque se sullo scacchiere europeo l’Italia sia da anni al top per la spesa in pensioni, il 13,5% del Pil rispetto a una media Ue del 10,2%, sacrificando altri importanti capitoli di spesa come quello dell’istruzione, dove il nostro paese investe il 3,9% rispetto a una media europea del 4,7 per cento.

LA SPESA IN WELFARE IN % DEL PIL
Fonte: elaborazione Il Sole 24 Ore su dati Eurostat


Tra il 1991 e il 2018 più che raddoppiati gli ottantenni

Dal confronto dei dati del censimento della popolazione del 1991 con quelli del 2018 si nota il forte aumento della popolazione anziana (over 65 anni) si a in termini assoluti (da 8,7 milioni a 13,6 milioni) sia in percentuale (dal 15,3% al 22,6%). In particolare, ci ricorda l’Istat, è raddoppiata la popolazione dagli 80 anni in su. Nello stesso periodo, per contro, diminuisce di quasi un milione di unità la popolazione con meno di 15 anni e di oltre 300mila quella tra i 15 e i 64 anni.

© Riproduzione riservata