Riscattare la laurea per smettere prima di lavorare e accedere alla pensione. Un’opportunità che fino a oggi non è stata molto utilizzata, ma che in tempi recenti ha registrato picchi di interesse. Proprio l’estate scorsa, infatti, tra i più giovani era nata la speranza di poter beneficiare dell’accredito gratuito a fini previdenziali degli anni di studi universitari. L’aspettativa si era diffusa soprattutto sui social media, con tanto di hashtag #riscattalaurea. La suggestione, non esclusa subito dal Governo, si è autoalimentata per mesi, salvo poi svanire quando si è preso atto che la legge di Bilancio non conteneva nulla al riguardo.
Una «spinta» per i giovani
Il riscatto gratuito della laurea limitato ai più giovani sarebbe stato motivato dalle non entusiasmanti prospettive che i nati dopo la metà degli anni ’90 hanno riguardo alla pensione: soggetti integralmente al sistema di calcolo contributivo, alle prese con un mercato del lavoro difficile, costretti a fare i conti con requisiti di pensionamento che si adegueranno alla crescente speranza di vita, rischiano di andare in pensione molto vecchi e con un assegno esiguo. Da qui l’ipotesi di una sorta di compensazione, a carico delle finanze pubbliche, sotto forma di riscatto gratuito del corso di laurea.
Oneri pubblici e privati
Di agevolazioni per valorizzare gli anni di studio a fini previdenziali si è tornati a parlare nelle scorse settimane, ma anche in questo caso si dovrà attendere la fine dell’anno per avere certezze, dato che, insieme alla legge di Bilancio 2019, dovrebbe essere approvato un provvedimento che ridisegna almeno in parte il sistema previdenziale, con l’introduzione di «Quota 100», cioè l’accesso alla pensione con almeno 62 anni di età e 38 di contributi.
Chi è prossimo alla pensione, invece, può sperare che la possibilità di intervento in questo ambito venga ampliata da parte dei datori di lavoro, tramite i fondi di solidarietà di settore. Nel comparto bancario ciò è realtà dalla fine dello scorso anno e i contributi versati dall’azienda per riscattare gli anni di studio servono ad agevolare l’esodo dei dipendenti più anziani.
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Il calcolo individuale
Nel frattempo, chi è interessato a valutare l’opzione con le regole attuali può dare un’occhiata sul sito dell’Inps dove, con le credenziali personali, si può accedere a una sezione dedicata, informarsi e calcolare quanto costerebbe l’operazione (per gli iscritti alla gestione dei dipendenti privati, nonché al fondo dei lavoratori dello spettacolo e quello per gli sportivi professionisti). L’onere, come spiegato in modo più dettagliato negli articoli che seguono, è correlato al reddito (e all’età): quindi il riscatto dovrebbe essere fatto appena terminati gli studi (è possibile versare un importo fisso se non si hanno ancora contributi da lavoro). E invece i numeri forniti dall’Inps testimoniano che finora l’operazione ha riguardato i lavoratori prossimi alla pensione. Del resto, è difficile versare contributi, anche se pochi, se si guadagna poco o nulla.
I vantaggi fiscali
In questa situazione potrebbero intervenire i genitori, “regalando” quattro anni di contributi ai figli e beneficiando al contempo, sui loro redditi, di una detrazione del 19% delle somme versate. La deducibilità fiscale spetta invece al diretto interessato che paga per sé. Sono aspetti che, uniti alla possibilità di rateizzare l’onere in 120 quote mensili senza interessi, devono essere considerati nella valutazione complessiva dell’operazione.
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