Nuove scadenze per l’Isee, l’indicatore della situazione economica equivalente che deve essere presentato per accedere al reddito di cittadinanza (con soglia a 9.360 euro) e ad altre agevolazioni, come la procedura di saldo e stralcio dei debiti fiscali per le persone in difficoltà economica (attestata da una soglia Isee entro 20mila euro), introdotta dalla legge di Bilancio 2019.
Chi ha chiesto un Isee nel 2018, deve tenere in conto che è scaduto lo scorso 15 gennaio. Le richieste di Isee (Dsu) che si stanno presentando dal 1° gennaio di quest’anno e sono compilate in queste settimane, scadono il 31 agosto 2019.
La bozza del decreto sul reddito di cittadinanza sposta questa data al 31 dicembre 2019, prorogando quindi di quattro mesi la validità dell’indicatore.
Il debutto dell’Isee precompilato
Il decreto su reddito di cittadinanza e quota 100, una volta convertito in legge, introdurrà una disposizione importante anche per il debutto dell’Isee precompilato dall’Inps, fissato per il 1° settembre.
La bozza circolata finora scioglie un nodo legato alla privacy: chi intende farsi elaborare l’Isee, dovrà esprimere all’Inps (anche tramite Caf) il consenso preventivo al trattamento di una mole consistente di dati sulla propria famiglia, incluse le informazioni su saldi e giacenze medie del patrimonio mobiliare comunicate da banche, Poste e intermediari finanziari all’agenzia delle Entrate. Questo per rendere possibile all’Istituto di precompilare la Dsu, la dichiarazione sostitutiva unica che serve a chiedere l’Isee.
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Ciascun componente maggiorenne del nucleo potrà revocare eventualmente questo consenso in un secondo momento, e non permettere più all’Inps, alle Entrate e ai Caf di usare i propri dati personali per elaborare la Dsu. Se si pensa che l’Isee fotografa la situazione dell’intera famiglia, si capisce quanti dati possano essere “pescati” tutti insieme, in riferimento ai redditi, ai conti e agli immobili di ciascun componente.
Bisogna precisare che l’Isee precompilato costituirà una base dati a disposizione dell’Inps, che dovrà essere comunque ricontrollata, verificata ed eventualmente integrata, come accade già per il 730 precompilato. Ciò significa che i cittadini continueranno con ogni probabilità a rivolgersi ai Caf o ad altri intermediari per l’elaborazione dell’indicatore.
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Per fotografare in maniera più aggiornata la situazione economica delle famiglie, è già previsto che, a partire dalle Dsu valide dal 1° settembre 2019, i dati sui redditi saranno inseriti considerando l’anno precedente, e non più i redditi di due anni prima (Dlgs 147/2017, articolo 10, comma 4). Per chi ha lavori discontinui o per le famiglie in disagio economico, il riferimento a periodi troppo lontani può essere infatti inadeguato per determinare il diritto a prestazioni sociali agevolate o a sussidi come il reddito di cittadinanza.
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