Come conciliare la tutela dei beni archeologici con le esigenze operative di un’azienda idrica che realizza lavori e infrastrutture nel sottosuolo? È una domanda che - soprattutto in un Paese come l’Italia, ricco di storia - si pongono in molti, da molto tempo. In Brianza hanno trovato una risposta e l’hanno chiamata “Carta del potenziale archeologico”. Si tratta di uno strumento predittivo che permette di stabilire se, in una determinata zona, vi sia la possibilità che esistano depositi di interesse archeologico.
A livello nazionale, si tratta del primo strumento di questo genere mai realizzato in lotto unico su un’area vasta come quella di una intera provincia. La “mappa” sarà infatti redatta per l’intero territorio della provincia di Monza e Brianza: 405,4 chilometri quadrati di superficie in tutto, suddiviso in 55 Comuni.
La Carta del potenziale archeologico, oltre a recepire la carta dei rinvenimenti archeologici elaborata dalla Soprintendenza, comprenderà vari livelli di indagine del territorio per l’identificazione di aree potenzialmente caratterizzate dalla conservazione di depositi archeologici, ovvero delle tracce stratificate del passato. L’analisi prenderà in considerazione i perimetri dei nuclei di antica formazione, la presenza di edifici storici, le informazioni derivanti dalle cartografie e dalle fonti storiche, dalle fotointerpretazioni e dall’esame della toponomastica, i risultati di analisi geologiche e geomorfologiche.
«La Brianza è una terra con un patrimonio culturale ricco, testimone della successione di più civiltà, le cui tracce e reperti sono indagate grazie soprattutto alla ricerca archeologica» ha spiegato il Soprintendente Luca Rinaldi, che ha siglato l’accordo con BrianzAcque.
La “Carta” permetterà quindi di mappare i depositi di interesse archeologico: in questo modo si eviteranno “sorprese” che rallentano i lavori dei cantieri edili e gli interventi di manutenzione alle infrastrutture che corrono sotto terra. «Questo strumento, che sarà elaborato grazie alla meritoria azione di BrianzAcque - ha infatti sottolineato Rinaldi - , sarà di estrema utilità per tutti gli operatori, non solo pubblici, e per la stessa comunità scientifica, in vista della piena sostenibilità delle azioni di governo e valorizzazione del territorio».
Da parte sua, il presidente e amministratore delegato di BrianzAque, Enrico Boerci, ha spiegato che l’idea di dar vita alla Carta sul rischio archeologico è nata dal lavoro quotidiano della società, impegnata a realizzare investimenti in continua crescita. «La Carta - ha detto - è uno studio ad ampio spettro per una pianificazione degli interventi, molti dei quali destinati a migliorare il servizio e a contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici, che ci consentirà di ridurre costi e tempi, evitando interferenze di carattere archeologico».
Una volta completata, la mappatura sarà utile non solo a BrianzAcque, ma anche agli enti territoriali, con riserva di libera consultazione a fini di pianificazione territoriale e urbanistica secondo le modalità che saranno concordate con la Soprintendenza. Non solo. Andrà a costituire un precedente che potrà essere preso a modello e replicato da altre società pubbliche e/o private che effettuano scavi nel sottosuolo.
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