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Dossier Non solo quota 100: ecco 5 strade per andare in pensione prima dei 60 anni

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Dossier | N. 64 articoliPensioni 2019: requisiti e novità

Non solo quota 100: ecco 5 strade per andare in pensione prima dei 60 anni

In pensione prima dei 60 anni? Il decretone su pensioni e reddito di cittadinanza, allarga le possibilità di ritiro anticipato dal mercato del lavoro, rispetto al requisito anagrafico di 67 anni previsto per la pensione anzianità.

Il piatto forte è quota 100: con 62 anni di età e 38 anni di contributi è possibile andare in pensione cinque anni prima rispetto al previsto. Ma non è l’unica possibilità.

Ci sono almeno cinque chance di uscita, che possono interessare anche agli under 60: opzione donna per le lavoratrici dipendenti e «autonome», il canale riservato ai lavoratori precoci, lo scivolo verso quota 100 finanziato con i fondi bilaterali, l’isopensione verso l’anticipata, la Rita per disoccupati da almeno 24 mesi.

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PRIMA POSSIBILITÀ / Opzione donna, ritorna la sperimentazione
Nel pacchetto pensioni del Governo c’è anche la proroga per il 2019 di “opzione donna”: con 58 anni di età e 35 di contributi, le lavoratrici (59 se autonome) potranno avere una pensione ricalcolata con il solo criterio contributivo e decorrenza posticipata di 12 mesi (18 per le autonome). Nella relazione tecnica al decretone si ipotizza che il numero di lavoratrici interessate all’opzione potrebbero essere circa 24.500 nel 2019, con una riduzione degli importi medi dell’assegno ridotti del 14% per le lavoratrici dipendenti, del 19% per le lavoratrici del settore pubblico e del 23% per quelle autonome. Il taglio dell’assegno è legato al fatto che chi sceglie opzione donna avrà l’importo della pensione ricalcolato per intero con il metodo contributivo.

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SECONDA POSSIBILITÀ / Lavoratori precoci

Sono circa 14.500 i lavoratori “precoci” che potrebbero andare in pensione ogni anno, da qui al 2026. Il decretone stabilisce che non scatta l’adeguamento all'aspettativa di vita per i lavoratori precoci , i quali potranno uscire con 41 anni di contributi. In pratica si perdono solo due mesi rispetto alla normativa vigente. Ma quali sono i requisiti di questa categoria di lavoratori? In primis, aver versato almeno un anno di contributi versati prima dei 19 anni di età e poi svolgere attività particolarmente faticose (ai sensi del decreto ministeriale 5 febbraio 2018 o del Dlgs 67/2011), oppure essere care givers, invalidi civili almeno al 74% o disoccupati che abbiano esaurito la Naspi e passato un ulteriore trimestre di inoccupazione. L’assegno è calcolato con il sistema misto o retributivo ed è erogato dopo tre mesi dalla data di maturazione dei requisiti. Un lavoratore che ha iniziato a lavorare a 18 anni, dunque, con 41 anni di contributi può andare in pensione a 59 anni di età.

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TERZA POSSIBILITÀ/ Scivolo verso quota 100 con i fondi bilaterali

L’articolo 22 del decreto pensioni-reddito apre una via d’uscita verso quota cento anche per quei lavoratori che non hanno ancora i requisiti per la quota 100, ma che lo raggiungeranno nei tre anni successivi. Nel 2019, ad esempio, chi ha 59 anni di età e 35 di contributi, potrebbe optare per quota 100. A quali condizioni ? È necessario l’intervento delle aziende e soprattutto dei fondi di solidarietà bilaterali. Il primo passaggio è un accordo collettivo aziendale o territoriale siglato con le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale, dove viene anche stabilito il numero di lavoratori da assumere in sostituzione dei lavoratori uscita. L’obiettivo di questa misura è infatti quello di favorire il ricambio generazionale in azienda. Se c’è l’accordo scatta l’intervento dei fondi che possono erogare un assegno straordinario per il sostegno al reddito nel periodo di tempo che manca ai lavoratori senior per raggiungere i requisiti per la quota 100.

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QUARTA POSSIBILITÀ/ Isopensione

Sono sette gli anni che si possono anticipare rispetto alla vecchiaia con la formula dell’isopensione, che ha come destinatari i lavoratori di aziende con più di 15 dipendenti. Il lavoratore deve siglare un accordo di esodo con prepensionamento a carico dell'azienda. Dal momento in cui smette di lavorare fino alla pensione, percepisce un importo mensile pagato dall’ex datore di lavoro. La possibilità di anticipare 7 anni rispetto alla vecchiaia è prevista fino al 2020, dopo si potranno anticipare 4 anni. Questa strada non ha avuto grande successo finora, principalmente perché prevede una procedura complessa e molto onerosa per le aziende. Con 34 anni e 10 mesi di contributi per le lavoratrici e 35 anni e 10 mesi per i lavoratori è possibile accedere all’isopensione a prescindere dall’età anagrafica.

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QUINTA POSSIBILITÀ/ «Rita» per disoccupati

Un’altra possibilità di uscita per i lavoratori a ridosso dei 60 anni riguarda la cosiddetta Rita, rendita integrativa temporanea anticipata che consente di utilizzare, prima di andare in pensione, il capitale accumulato nella previdenza integrativa sotto forma di un assegno periodico con frequenza mensile o al massimo trimestrale. La regola generale prevede che si debbano avere 62 anni di età e 20 di contributi, ma il limite anagrafico scende 57 anni in caso di disoccupazione da almeno 24 mesi.

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