Nelle intenzioni pubblicizzate, sono «disposizioni in materia di semplificazione e trasparenza». Ma nella sezione così intitolata delle proposte di modifica al Codice della strada - su cui si è raggiunto nei giorni scorsi un accordo politico per un testo base che ora dovrebbe passare al vaglio di entrambe le Camere - ce n’è anche una che di fatto abolisce l’obbligo di circolare con a bordo patente, carta di circolazione e certificato di assicurazione. È davvero una semplificazione? Non troppo, in confronto ai possibili rischi e abusi.
Va premesso che la proposta potrebbe essere cambiata ancora varie volte, essere cancellata dal testo base o addirittura arenarsi assieme a tutte le altre modifiche: quest’ultima è stata la sorte delle principali proposte sul Codice della strada nelle ultime due legislature.
La possibile nuova norma
La novità sui documenti prevista in questa tornata è la riscrittura del comma 8 dell’articolo 180 del Codice della strada.
È il comma che consente alle forze di polizia di chiedere che si forniscano informazioni o si esibiscano documenti entro un termine fissato di volta in volta dagli agenti, punendo chi non ottempera alla richiesta con una sanzione da 431
euro. Il caso più diffuso di applicazione del comma 8 è proprio quello che riguarda chi viene trovato senza i documenti obbligatori:
si viene multati per 42 euro e invitati a portare in visione in un ufficio di polizia i documenti mancanti, entro alcuni giorni.
La nuova formulazione proposta ora cancella la sanzione da 431 euro e prevede che non venga applicata nemmeno quella da 42 euro, se gli agenti già su strada verificano telematicamente che i documenti mancanti esistono davvero. Questa modalità di controllo che blocca la sanzione andrà disciplinata nei dettagli con un decreto ministeriale.
Sparisce anche il potere di chiedere informazioni e documenti, per cui per gli agenti che non effettuano già su strada il controllo telematico l’unico modo per capire se una persona fermata senza documenti li ha effettivamente in regola è consultare le banche dati dopo il rientro in ufficio.
Bisognerà vedere se di fatto il Dm attuativo lascerà alla totale discrezionalità degli agenti la decisione se effettuare o no il controllo telematico. Ma anche solo il messaggio semplificatorio che viene dalla politica potrebbe indurre molti a non portarsi più appresso i documenti.
Sarebbe di fatto l’abolizione dell’obbligo di avere con sé i documenti, che resterebbe in vigore (articolo 180, comma 2) solo formalmente (per poter controllare veicoli e conducenti stranieri e per per non violare apertamente le norme internazionali).
Attenzione all’estero
La prima conseguenza sarebbe il rischio di essere trovati senza documenti all'estero, dove l’obbligo di averli c’è comunque.
Infatti, se l’Italia facesse davvero entrare in vigore una semplificazione di questo tipo, andrebbe fuori dagli schemi previsti dalle direttive europee e - in parte - dalle convenzioni internazionali.
La normativa non italiana continua a basarsi sui documenti tenuti a bordo. E non può essere diversamente: per superare l’obbligo di avere i documenti, ci dovrebbe essere un archivio unificato di conducenti e veicoli su scala quantomeno europea. Lo stato attuale della burocrazia è che è difficile intervenire persino sulle banche dati nazionali. Lo dimostra il caso italiano di Motorizzazione e Pra, che avrebbero dovuto essere unificati per legge (era partita così la riforma Madia della pubblica amministrazione) e non lo saranno nemmeno stavolta.
Circolare all’estero senza documenti espone non solo alle sanzioni locali, ma anche al rischio di essere trattenuti per accertamenti.
I documenti “sequestrati”
Se in Italia l’obbligo di avere con sé i documenti venisse di fatto abolito, troverebbe legittimazione la pratica di trattenerli a garanzia. Per esempio nei tanti casi (circa metà del totale del mercato) in cui un veicolo viene acquistato con un finanziamento.
Sarebbe la definitiva certificazione che la modalità di garanzia normalmente prevista dalla legge, cioè l’ipoteca, non serve più a nulla. Era stata la ragione per cui nel 1927 era stato istituito il Pra, ma da decenni non la segue quasi nessuno. Nemmeno dal 2009, quando con la crisi salì l’esigenza di garanzie e fu abbassato il costo delle ipoteche.
Non solo: a chi avesse la carta di circolazione trattenuta a garanzia verrebbe di fatto impedito di circolare all’estero con il veicolo. Quanto sarebbe legittimo tutto ciò?
Pratiche insolute
Avrebbero invece poche garanzie le agenzie di pratiche automobilistiche. Oggi, se il cliente non le paga per le operazioni
loro richieste, i relativi documenti restano in agenzia esponendo l’interessato al rischio di sanzioni.
In futuro, chi non avesse intenzione di pagare il dovuto potrebbe anche lasciare i documenti in agenzia: al controllo telematico risulterebbe comunque in regola. Problemi gli si porrebbero solo per andare all’estero o, nel caso della carta di circolazione, rivendere il veicolo.
Niente domande dagli agenti
Sembra che la modifica all’articolo 180 proposta non abbia tenuto conto neanche dei casi in cui gli organi di polizia hanno
necessità di chiedere informazioni. Per esempio, quando indagano su un incidente o accertano che un veicolo è sprovvisto di
un dispositivo obbligatorio e si pone il problema di verificare se la carenza sia stata superata.
Attualmente in questi e in tanti altri casi il problema si può risolvere facendo leva sul potere di chiedere informazioni previsto dall’attuale comma 8, che non prevede limitazioni.
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