Le Regioni sono libere di stabilire esenzioni sul bollo auto, senza rispettare i limiti dettati dalle norme statali. L’unico vincolo che hanno è quello di non aumentare la pressione fiscale rispetto ai massimi previsti dallo Stato. Sta creando sorpresa dà l’ultima interpretazione sulla tassa automobilistica data dalla Corte costituzionale con la sentenza 122/2019, depositata stamattina. Le conseguenze possono essere varie. Teoricamente al fatto che una Regione potrebbe addirittura abolire il bollo per i suoi residenti.
La questione di legittimità costituzionale su cui ha deciso la Consulta era stata sollevata dalla Commissione tributaria provinciale di Bologna su un aspetto molto dibattuto della, ma “minore” e anche superato dalle novità legislative degli ultimissimi anni: l’esenzione per i veicoli di età compresa tra 20 e 30 anni, che l’Emilia-Romagna prevedeva solo se il mezzo fosse stato iscritto a una dei registri storici riconosciuti dal Codice della strada.
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Ma, nel dichiarare incostituzionale l’obbligo di iscriversi nei registri (versando una quota associativa ai soggetti che li tengono), il giudice della Consulta che ha redatto la sentenza (Luca Antonini) è arrivato molto più lontano. Infatti ha precisato che l’illegittimità riguarda solo la parte restrittiva della legge regionale in questione (la 15/2012, articolo 7, comma 2) e non quella in cui amplia l’esenzione a tutti i veicoli di interesse storico e collezionistico.
Per spiegare questa affermazione, la sentenza 122/2019 richiama la norma fondamentale in tema di federalismo fiscale: il Dlgs 68/2011. L’articolo 8, comma 2, stabilisce che il bollo auto ha uno status particolare: non è completamente di competenza né delle Regioni né dello Stato, bensì demandato alle prime «entro i limiti massimi di manovrabilità previsti dalla legislazione statale».
Quest’ultima frase è interpretata dalla sentenza nel senso che le Regioni non possono spingere la tassazione oltre i massimi previsti dallo Stato e che questo è l’unico vincolo esistente. Quindi le Regioni possono fare tutto il resto, compreso stabilire esenzioni che le leggi nazionali non prevedono.
Dunque, mano libera a livello locale. Tanto che, in astratto, le Regioni potrebbero anche abolire il bollo auto, se garantissero comunque l’equilibrio finanziario dei propri bilanci.
Teoricamente, se almeno una Regione decidesse di forzare la mano, questo potrebbe tradursi anche nell’attuazione di una riforma che molti nel settore auto chiedono da una ventina d’anni: il trasferimento del carico fiscale del bollo auto sul prezzo della benzina. Un’opzione che a una Regione potrebbe fare comodo anche in termini elettorali: il gettito verrebbe non più dai suoi soli residenti, ma da chiunque (anche straniero) facesse rifornimento sul suo territorio.
E infatti non appare un caso se le prime reazioni politiche alla sentenza sono positive.
«Oggi - ha commentato il vicepremier Luigi Di Maio - una sentenza della Corte Costituzionale ha stabilito che le Regioni sono libere di introdurre esenzioni fiscali sul bollo auto. Una buona notizia perché il bollo auto è una tassa ingiusta. Se compri la macchina la macchina è tua».
Positiva anche la valutazione di Davide Caparini, assessore in Lombardia e coordinatore degli assessori regionali al Bilancio, secondo il quale «la sentenza va nella direzione di quanto chiediamo con l’autonomia. Finalmente possiamo gestire anche se in parte quello che è un tributo regionale. Siamo quindi liberi di prevedere vari tipi di agevolazione, unico limite è ovviamente la compatibilità con il bilancio».
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