La posta dell’incasso delle multe stradali che coinvolgono stranieri è destinata ad aumentare rispetto ai 267 milioni di euro stimati attualmente. Non solo perché prima o poi anche i corpi di polizia statale dovranno organizzarsi, ma anche perché in futuro nel conto degli interessati alle procedure internazionali di notifica e riscossione potrebbero entrare molti italiani. Sono i «furbetti della targa estera»: decimati lo scorso dicembre dal decreto sicurezza, potrebbero tornare a essere tanti sfruttando le pieghe di questa stessa norma.
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Un paradosso, per una misura che aveva lo scopo di togliere dalle strade italiane i veicoli con targa estera, soprattutto dell’Europa dell’Est, utilizzati ogni giorno da persone di ogni nazionalità (anche italiana). La targa estera dà innegabili vantaggi a chiunque abiti in Italia. Prima di tutto perché consente di sottrarsi di fatto alle multe: come si vede nell’articolo sopra, spesso non vengono notificate all’estero e la possibilità di essere fermati al momento dell’infrazione - e quindi costretti a pagare subito - è molto remota. Poi porta con sé una polizza assicurativa e un bollo auto alle tariffe dell’Est, mentre l’Italia ha le polizze Rc auto più care d’Europa e tasse su possesso e passaggi di proprietà dei veicoli spesso molto alte (oltre al superbollo per le auto potenti, molte delle quali da marzo sono gravate anche dall’ecotassa). Infine, ci si rende invisibili al fisco italiano, per cui si sfugge ai fermi amministrativi e alle presunzioni di reddito che scattano se il debitore ha veicoli immatricolati in Italia.
Il decreto sicurezza (Dl 113/2018) ha modificato l’articolo 93 del Codice della strada. Prevedendo soprattutto il divieto per i residenti in Italia da più di 60 giorni di guidare veicoli con targa estera, pena pesanti sanzioni tra cui la confisca del mezzo se entro 180 giorni dall’infrazione non lo si esporta definitivamente o non lo si reimmatricola con targa italiana (la cosiddetta nazionalizzazione).
Non sono ancora stati resi noti dati ufficiali, ma circolando nelle aree dove maggiore era la concentrazione di veicoli con targhe estere si vede che adesso sono molto diminuite. Sembra un trionfo di equità recuperato. Dove sta il paradosso, allora?
Si nasconde tra le poche eccezioni al divieto previste proprio dall’articolo 93: quella che riguarda i veicoli concessi a noleggio a lungo termine o in leasing da operatori che hanno sede in altri Stati della Ue o del See (Spazio economico europeo, che oltre ai Paesi comunitari comprende anche Islanda, Liechtenstein e Norvegia). Questi veicoli sono guidabili senza alcuna limitazione sulle strade italiane da utilizzatori che risiedono in Italia, mentre prima del decreto sicurezza l’articolo 132 del Codice vietava comunque la permanenza per oltre un anno ai mezzi targati all’estero.
Proprio questo divieto dissuadeva molti dal cercarsi una targa estera. I furbetti, invece, facevano leva sulle difficoltà attuative della norma. Adesso il decreto sicurezza mette tutti d’accordo, spingendoli a cercarsi un contratto di leasing o noleggio con un operatore dell’Est.
Gli effetti non si sono ancora visti: il mercato deve ancora organizzarsi e ci vorrà tempo perché cresca. Ma, ovviamente con discrezione, alcune società si stanno già muovendo. Mentre, tra le tante possibili modifiche al decreto sicurezza di cui si parla in queste settimane, nessuna riguarda il buco su leasing e noleggio che rischia di vanificare la stretta varata a dicembre.
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