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Questo articolo è stato pubblicato il 13 maggio 2013 alle ore 07:26.

Hanno poco tempo per festeggiare il trionfo a Madrid, Nadal e Serena Williams. Entrambi devono prendere un aereo per Roma, dove sono attesi come le star principali del torneo. Sullo slancio del successo spagnolo, dovranno cercare di essere protagonisti anche agli Internazionali d'Italia, ultima e più prestigiosa tappa del cammino che conduce al tempio della terra battuta, il Roland Garros.
Per tutti e due la vittoria nella capitale iberica ha un significato particolare, seppure per motivi diversi. Per Rafa, si tratta del primo titolo davvero importante conquistato sul rosso dal suo rientro. Sconfitto a Montecarlo da Djokovic, il maiorchino si era parzialmente consolato con il trofeo di Barcellona. Tuttavia, l'appuntamento catalano non può certo essere paragonato a quello monegasco, in primo luogo perché non è un Masters 1000 e poi perché non ha né il prestigio né il tabellone della tradizionale sfida primaverile sulla terra del Country Club di Monaco.
Con questo successo Nadal dimostra di non aver perso la voglia né la capacita di vincere e di essere, dopo tutto, ancora lui, l'uomo da battere sul rosso. La doppietta Barcellona-Madrid davanti al suo pubblico, inoltre, è una vera e propria iniezione di fiducia per il mancino di Manacor, che ora deve affrontare la parte più impegnativa della stagione su terra battuta.
E se durante l'intero torneo, aveva lasciato indietro un solo set (nel match più faticoso contro il connazionale Ferrer), Rafa non ha dovuto faticare troppo neppure in finale, contro Wawrinka. Per otto volte "l'altro svizzero" aveva giocato con lo spagnolo senza mai portare a casa un set, cosa che non gli è riuscita neppure alla nona occasione. L'elvetico, che pure attraversa un periodo di ottima forma, si è arreso per 6/2, 6/4 dopo essere stato sotto per 4/0 nel primo set e senza aver mai dato l'impressione di poter ribaltare un risultato già scritto.
Per Nadal è il 40esimo titolo vinto sulla terra, il 55esimo in tutto nonché il 23esimo Masters 1000. Ma, soprattutto, è il quinto trofeo conquistato dal suo ritorno nel circuito, non più di tre mesi fa.
Anche Serena Williams si gode, intanto, il trionfo di Madrid come il suo collega Rafa e forse ancora di più. La minore delle Sisters che, superati 30 anni, sta giocando probabilmente il suo miglior tennis di sempre, torna, infatti, a fare centro sul rosso dopo ben undici anni. Era dalla vittoria al Roland Garros del 2002 (ad oggi, il suo unico successo a Parigi) che l'americana non conquistava un trofeo, e neppure accedeva ad una finale, su questa superficie. Una parabola che ha dell'incredibile quella di Serena che, a 31 anni compiuti, sembrerebbe aver trovato perfino un feeling mai avuto con la terra battuta…
È vero che ha faticato di più che sul veloce ma ha, comunque, perso un solo set in tutto il torneo che diventa, così, il suo 50esimo titolo in carriera. In finale, poi, ha frustrato ancora una volta le speranze di Maria Sharapova. Almeno su questi campi, infatti, Masha credeva di avere qualche chance in più con l'invincibile Williams e, invece, si è dovuta arrendere raccogliendo 5 game in tutto ( 6/1, 6/4 il punteggio finale).
L'obiettivo di Serena, lo sappiamo, è quello di espugnare un'altra volta il Roland Garros, il che sarà, ovviamente, molto più difficile che vincere a Madrid. Prima, però, la attende l'appuntamento con il Foro Italico, dove ha sollevato il trofeo una sola volta. Guarda caso proprio nel 2002 quando, poi, arrivò prima anche a Parigi…
Intanto, si sono giocati i primi incontri a Roma, in attesa della parata di star dei prossimi giorni. Nel match d'apertura, sul centrale, purtroppo è già uscito il primo italiano Matteo Viola, eliminato dall'ucraino Dolgopolov. Tra le partite più interessanti della giornata, il pubblico ha assistito alle sfide tra il promettente Dimitrov e Baghdatis (vinta dal bulgaro per 6/3, 6/4) e a quella tra Querrey e Gasquet, con il francese vincitore per 6/2, 7/6. Combattuto, infine, l'incontro tra Istomin e il bombardiere statunitense Isner che si è dovuto arrendere all'uzbeko per 5/7, 7/6, 6/3 mentre escono subito di scena due vecchie glorie come l'austrico Melzer e il russo Davydenko.
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