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Questo articolo è stato pubblicato il 06 giugno 2013 alle ore 15:24.

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L'astensionismo asimmetrico nella Capitale premia Marino L'astensionismo asimmetrico nella Capitale premia Marino L'astensionismo asimmetrico nella Capitale premia Marino L'astensionismo asimmetrico nella Capitale premia Marino L'astensionismo asimmetrico nella Capitale premia Marino L'astensionismo asimmetrico nella Capitale premia Marino

Al primo turno delle comunali del 2008 a Roma Rutelli ottenne 675.111 voti, pari al 40,7%. Al primo turno delle comunali di quest'anno il candidato del Pd, Marino, ne ha ottenuti 512.720 (42,6%), mentre Alemanno 364.337 (30,3%). I candidati dei due maggiori schieramenti hanno perso complessivamente più di 557.000 voti, ma Marino ne ha perso il 33% e Alemanno il 46%. Questa è la sintesi di quanto è successo alla fine del primo tempo della partita per l'elezione del sindaco di Roma.

Dove sono andati a finire i voti che mancano all'appello rispetto alle comunali precedenti? Una prima risposta a questa domanda non richiede calcoli complicati. Basta confrontare i numeri sulla affluenza alle urne. Nelle comunali 2008 hanno votato al primo turno 1.729.287 elettori, e cioè il 73,7% degli aventi diritto. In quelle attuali solo 1.235.927, il 52,4%. Mezzo milione di elettori si è astenuto. Certo, nel 2008 si votava insieme alle politiche e questo spiega il tasso di affluenza relativamente elevato. In ogni caso non c'è dubbio che la crescita dell'astensionismo sia il fattore più importante per spiegare il risultato di oggi. Ma il fenomeno non ha colpito allo stesso modo i candidati dei due schieramenti maggiori. È stato un astensionismo asimmetrico legato alla diversa capacità di mobilitazione dei propri elettori potenziali da parte di Marino e di Alemanno, e dei loro partiti.

Su questo fenomeno oggi è possibile far luce grazie alla disponibilità dei dati sul voto nelle 2.600 sezioni romane. Il CISE ha calcolato i flussi elettorali sia tra comunali 2008 e comunali 2013 sia tra politiche 2013 e comunali 2013. Iniziamo dalla analisi dei flussi tra comunali precedenti e quelle attuali. In un contesto di grande volatilità, gli elettori di sinistra sono stati i più fedeli. Fatto 100 il numero di coloro che nel 2008 avevano votato Rutelli il 58% ha scelto Marino nel 2013. Fedeli sì, ma non troppo. Infatti, il 24% degli elettori di sinistra si è astenuto, mentre il 5% ha votato Marchini e il 7% ha scelto De Vito, il candidato del M5s.

Per quanto significative le defezioni a sinistra sono molto inferiori a quelle subite da Alemanno. Il candidato del Pdl ha trattenuto meno di un elettore su due (il 45%). Ha perso un elettore su tre verso l'astensione e ha ceduto il 10% dei voti a Marchini e addirittura il 7% a Marino. È interessante inoltre notare che fra quanti avevano votato candidati minori si registra un movimento accentuato verso il non voto, il 36%, ma anche un flusso significativo verso il candidato del M5s (25%) e verso Alemanno (21%). Quest'ultimo dato però non deve trarre in inganno. Gli elettori che nel 2008 hanno votato candidati minori sono pochi (8%). Troppo pochi per fare la differenza.

Passando ai movimenti intercorsi tra le politiche di febbraio e il primo turno di queste comunali, il dato più significativo riguarda gli elettori del partito di Grillo. Alle politiche erano il 27,3%, poco meno di quelli del Pd. Alle comunali sono stati il 12,8%. La metà di loro (48%) si è astenuta. Tra quelli che hanno votato, e che non hanno scelto De Vito, l'11% ha preferito Marino e il 10% Alemanno. L'altro dato rilevante riguarda le perdite delle due maggiori coalizioni verso l'astensione. Tra gli elettori che hanno votato Bersani a febbraio solo l'8% ha scelto di non recarsi alle urne mentre tra quelli che hanno votato Berlusconi lo ha fatto il 30%. Questo l'handicap maggiore per Alemanno. Come si vede dalla tabella gli elettori di destra non hanno defezionato verso altri candidati. Semplicemente non sono andati a votare. In parte il sindaco uscente è riuscito a compensare queste defezioni conquistando voti tra coloro che a febbraio avevano scelto Grillo (10%) o Monti (23%). Ma questo non basta per annullare le perdite. E in ogni caso occorre tener conto che il bacino elettorale della destra, calcolato sulla base dei voti presi alle politiche, è inferiore a quello della sinistra.

Il secondo turno per Alemanno è una strada molto in salita. È vero che nel 2008 riuscì a vincere partendo da dietro. Ma oggi la differenza con Marino è superiore ai 10 punti percentuali invece dei 5 che lo separavano da Rutelli dopo il primo turno del 2008. Non sarà facile rimontare riportando a votare gli elettori di destra e conquistandone di nuovi tra le fila dell'elettorato dei terzi poli.

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