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17 luglio 2014

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L'Unesco critica l'Italia su Pompei: «Il sito è a rischio»

Non fosse stato per il Grande progetto da 105 milioni e per il Piano di gestione ancora in fase di stesura, Pompei sarebbe già stata inserita nella lista nera dei siti Patrimonio dell'Umanità. La situazione nell'area archeologica è ancora drammatica: si sono verificati «ulteriori crolli» dopo quello clamoroso della Schola armatorum del novembre 2010, si registrano «altre 13 case a rischio» nonché il «progressivo deterioramento» delle decorazioni.

La denuncia arriva dai membri della missione Unesco che dal 7 al 10 gennaio di quest'anno hanno visitato il sito vesuviano e, proprio in questi giorni, è oggetto di discussione a Phnom Pehn, in Cambogia, dov'è in corso la 37ª sessione di lavoro del World Heritage Commitee, una specie di assemblea dei saggi dell'agenzia culturale delle Nazioni Unite. Pronto dal 17 maggio, il report Unesco su Pompei ammonisce l'Italia per come ha gestito il sito: «Se per qualsiasi ragione il Grande progetto e le altre iniziative non riuscissero a fornire sostanziali progressi nei prossimi due anni», per l'area vesuviana l'inclusione nella lista dei siti in danger «sarebbe inevitabile».
Gli emissari dell'Unesco, a gennaio, hanno «osservato ulteriori crolli e identificato altre tredici case a rischio. C'è ancora preoccupazione – si legge nel report – per il cattivo stato di manutenzione di parti di Pompei e per il numero di strutture che richiedono notevole opera di conservazione, oltre che per il progressivo deterioramento di dipinti murali, pavimenti a mosaico e altri elementi decorativi. Per quanto il degrado sia inevitabile nel caso di scavi esposti, le condizioni risultano aggravate da umidità eccessiva e mancanza di manutenzione ordinaria».

Eloquente il dossier fotografico a corredo del report: funestati dalle intemperie i mosaici della Casa della Venere in conchiglia, aggredita dalla vegetazione la Casa di Menandro, foresta di travi nella Casa degli Amanti, compromessa la celeberrima Casa dei Vetti. La mano moderna talvolta si vede ma, per assurdo, peggiora le cose: discutibilissimo l'hangar metallico realizzato a pochi metri dalla sede della Soprintendenza, per non parlare dei fili elettrici visibili dalla Casa del Fauno. Grande, secondo l'Unesco, il «lavoro arretrato» che va «affrontato con urgenza», tra problemi di drenaggio e difficoltà ad accogliere i flussi turistici. Qualcosa di buono s'è visto: «La collaborazione della Soprintendenza con l'Herculaneum Conservation Project è esemplare e continua a produrre ottimi risultati».

Al di sopra di tutto c'è il Grande progetto da 105 milioni cofinanziati dall'Ue, «potenza di fuoco» che potrebbe imprimere una svolta. Soldi da spendere entro il 2015, tempi così rapidi da destare «preoccupazioni» nella missione, soprattutto considerando che i primi cantieri sono partiti solo quest'anno. Per quanto riguarda il Piano di gestione, ci si raccomanda che la consegna avvenga entro l'anno. Il segretario generale del Mibac Antonia Pasqua Recchia è comunque fiducioso: «La realizzazione del Grande Progetto risolverà tutti i problemi. Pompei non verrà inserita nei siti in danger. I rischi individuati, così come i crolli, sono quelli già noti e alla base dello sviluppo del progetto. Il ministero di Beni culturali, assieme agli altri ministeri coinvolti, sta accelerando procedure e azioni, anche coordinate con il contesto territoriale, come la redazione del Piano di gestione, strumento importantissimo – conclude Recchia – sia per la tutela che per lo sviluppo ordinato e compatibile del territorio circostante».

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