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18 novembre 2013

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Notizie ItaliaIl grande orecchio americano in ascolto dai cavi di Palermo

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Il grande orecchio americano in ascolto dai cavi di Palermo

Insomma, al di là di qualche dettaglio, le versioni dei due ex dirigenti di Telecom Italia coincidono pienamente. Ma come reagirono gli organi politici italiani di fronte a tale richiesta?

«Era maggio o giugno del 1998, e io chiesi subito un appuntamento con Prodi. Lo incontrai nel suo ufficio a Palazzo Chigi e gli dissi: "Perché questo avvenga, me lo devi dire tu"». E cosa rispose Prodi? «Una risposta non fu data. Per cui decisi che la cosa non sarebbe stata fatta. Non so però cosa successe dopo, perché a ottobre a Palazzo Chigi andò Massimo D'Alema e io rassegnai le dimissioni da presidente di Telecom. Mi auguro che quella cosa non sia mai avvenuta».

In un'intervista concessa a L'Espresso e pubblicata nel numero in edicola oggi, l'avvocato/giornalista Glenn Greenwald rivela però che l'intelligence anglo-americana è da tempo in grado di intercettare «i dati trasferiti da cavi in fibre ottiche sottomarini che hanno terminali in Italia». C'è da pensare che Greenwald parli con cognizione di causa, visto che è il depositario di tutte le carte che l'ex consulente della Nsa Edward Snowden, oggi rifugiato in Russia, ha sottratto all'agenzia di spionaggio elettronico americana. Già tempo fa, una fonte legata al mondo delle telecomunicazioni e dell'intelligence italiana aveva detto a Il Sole 24 Ore che l'accesso richiesto dai servizi americani all'epoca di Rossignolo e Gamberale «fu concesso tra il 1999 e il 2001, probabilmente nell'era di Colaninno». Ma non avevamo mai trovato una conferma ufficiale o documentale.
Poiché il successore di Romano Prodi a Palazzo Chigi fu Massimo D'Alema, abbiamo chiesto all'ex primo ministro (che è stato anche presidente del Copasir) se gli sia stata rivolta la stessa richiesta dagli americani e, in quel caso, cosa abbia risposto. «Devo essere molto cauto nel rispondere perché tutta questa materia dei rapporti con servizi stranieri è coperta da segreto di Stato, come ha confermato anche la sentenza della Corte Costituzionale sul caso Abu Omar. Detto ciò, posso invece dichiarare che nessun governo italiano, tantomeno quello da me presieduto, ha mai autorizzato gli americani a effettuare intercettazioni di cittadini italiani».

Quando abbiamo fatto notare che la richiesta Usa avrebbe avuto una natura diversa, l'ex presidente del Consiglio ha tagliato corto: «Ho detto quello che posso dire. Non mi piace violare le leggi dello Stato».

Come detto, le anticipazioni di ieri fanno però supporre che le carte di Snowden di cui Greenwald ha parlato all'Espresso confermino il fatto che l'accesso sia stato a qualche punto concesso dalle autorità politiche italiane.

Il Sole 24 Ore ha provato a ottenere una conferma da fonti istituzionali, ovviamente invano. Chi sa non è infatti autorizzato a parlare. Un'importante fonte istituzionale del settore ha solo reiterato l'assicurazione di D'Alema: «Agli americani non è mai stato concesso di intercettare i telefoni degli italiani». Ma è chiaro che nessun governo concederebbe mai una cosa del genere. Il punto è capire se i nodi di telecomunicazioni siciliani siano stati "aperti" agli americani o agli inglesi.

«Bisogna stare attenti non confondere la sicurezza con lo spionaggio politico», tiene a sottolineare l'ingegner Gamberale. «In quel nodo arrivano i flussi del Nord Africa e del Medio Oriente, quindi è una questione di sicurezza. Tutt'altra cosa è un eventuale spionaggio politico, che di sicuro non passa per Palermo. Lì passano invece flussi vitali per la sicurezza dell'intero mondo occidentale».

Insomma, "aprire" quel nodo a chi ha maggiori capacità di analisi e selezione, come sono inglesi e americani, potrebbe essere di interesse anche per la nostra sicurezza nazionale. Non solo: nel settore dell'intelligence contano solo due cose, le capacità e i rapporti. E di solito sono le capacità a favorire i rapporti. Il rapporto che conta più di qualsiasi altro è quello con la massima potenza mondiale, gli Stati Uniti. Nessuno può ambire a scalzare la Gran Bretagna e gli altri tre paesi anglofoni - Canada, Australia e Nuova Zelanda - che costituiscono il primo cerchio di amici degli Stati Uniti nel campo della cosiddetta SigInt, l'intelligence delle telecomunicazioni. Ma la stessa fonte istituzionale ci ha rivelato che l'Italia è nel cerchio immediatamente successivo. Davanti a Francia e Germania. E cosa ha da offrire di speciale l'Italia?

Fino alla caduta del Muro di Berlino, c'erano le basi, sia militari che non. Dopo, i nodi siciliani avrebbero costituito un boccone ancora più succulento. Il problema è che un accesso del genere sarebbe incontrollabile. «Con tutte le cose riservate che riguardano un Paese, chi mi assicura che il nodo sia usato solo per difesa e antiterrorismo?» conclude Rossignolo. «Io non sentivo di poter dare quella garanzia».
cgatti@ilsole24ore.us

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