Notizie ItaliaRegione Lazio nella morsa del debito: l'esposizione totale a quota 24 miliardi
Regione Lazio nella morsa del debito: l'esposizione totale a quota 24 miliardi
di Giuseppe Oddo con un articolo di Gianni Trovati | 11 novembre 2013
L'amministrazione regionale del Lazio è seduta su una polveriera. Il debito finanziario ereditato dalla nuova giunta di centro-sinistra nel marzo scorso è di 11,7 miliardi estinguibili in ventiquattro anni. Ai quali bisogna aggiungere un altro miliardo l'anno per il rimborso di capitale e interessi. Accanto all'esposizione finanziaria figura poi un disavanzo di 12,166 miliardi costituito per la maggior parte da debiti verso fornitori. La somma dà un debito totale, finanziario e non finanziario, di quasi 24 miliardi. Una cifra colossale che rischia di trascinare nel baratro del dissesto la terza regione italiana per numero di abitanti, dopo Lombardia e Campania.
Nell'inchiesta che Il Sole 24 Ore online pubblica a pagamento a distanza di una settimana da quella sulla Regione siciliana (Titanic Sicilia) troverete i perché di questo disastro.
La giunta presieduta da Nicola Zingaretti ha ricostituito la cassa a breve grazie alle anticipazioni di liquidità concesse dallo Stato per il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione. Ma le anticipazioni non sono altro che nuovo debito, ovvero finanziamenti che la Regione dovrà rimborsare con gli interessi nei prossimi trent'anni. La scommessa della giunta è di cominciare a invertire la marcia: tagliare la spesa corrente, ormai fuori controllo, adeguandola al reale ammontare delle entrate, e rilanciare gli investimenti. Un compito arduo che si scontra con le condotte clientelari della politica e con i maneggi di denaro emersi dallo scandalo sui fondi per i gruppi consiliari, in cui è naufragata la giunta Polverini.
L'inchiesta entra nel merito delle questioni più scottanti della Regione: il piano di riduzione dei costi e di valorizzazione degli immobili; la nomina di figure esterne sponsorizzate dalla politica; la riconferma nei posti chiave dell'apparato burocratico di dirigenti compromessi con le precedenti amministrazioni; l'omissione dei controlli che persiste anche dopo lo scandalo Fiorito; l'impotenza della magistratura di fronte al moltiplicarsi degli illeciti.
L'accusa che sale dal Direr, il sindacato dei dirigenti, è che in queste condizioni mancano i presupposti del ricambio gestionale ed etico promesso da Zingaretti in campagna elettorale.
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