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«La vera chiave è l'occupazione»

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intervista al ministro delle finanze cinese

«La vera chiave è l'occupazione»

Strano Paese, la Cina, in cui il ministro delle Finanze è una star stretta d'assedio dai giornalisti. Succede perché Lou Jiwei (nella foto) si concede a colloqui ravvicinati in occasione della sessione parlamentare, rompendo quel protocollo che mette distanze abissali tra i componenti del Governo e il resto del mondo. Il ministro è nato nel 1950 a Yiwu, cittadina dello Zhejiang diventata il regno mondiale delle small commodities e simbolo del miracolo economico cinese.

L ou è stato dal 2007, anno di nascita, fino all'anno scorso, il numero uno di China Investment Corporation (Cic), il fondo sovrano di Pechino. Ora che ha in mano le chiavi della cassa cinese, in un certo senso, ha anche quelle del futuro del suo Paese: le riforme che scottano toccheranno al suo dicastero.

Nel rapporto del Governo al Parlamento il premier Li Keqiang ha detto che la crescita del Pil nel 2014 sarà all'incirca del 7,5. Xu Shaoshi, il capo dell'agenzia di pianificazione economica Ndrc, l'ha definita una soglia sotto la quale non si può scendere, come quella dei 10 milioni di nuovi posti di lavoro.
Le parole del premier vanno interpretate nel loro complesso. Non bisogna però considerare soltanto il Pil, ma anche altri elementi come l'inflazione, se è troppo alta cambia il quadro della situazione. Vedo ugualmente bene una crescita economica anche del 7,2 e 7,3 per cento. La vera chiave è l'occupazione, non l'esatto livello di crescita. In questo senso voglio anche sottolineare l'importanza evidenziata dal premier del maggior contributo fornito dal settore dei servizi alla formazione del Pil. C'è stato un superamento dell'industria e questo è un risultato molto importante per la Cina.

La lotta alle spese dei ministeri e in senso più ampio a quelle legate ai regali di lusso sembra ancora lontana dal centrare gli obiettivi. Cosa pensate di fare?
Gli obiettivi che ci si era posti nella gestione di queste strategie erano molto alti da poterli raggiungere in così poco tempo. Questo può spiegare la reazione della gente. Ma procederemo, anche nella tassazione annunciata dei beni di lusso e non solo.

In che senso, a cosa si riferisce?
Le tasse possono essere usate per migliorare la vita delle persone. Penso alla possibilità di colpire il consumo delle sigarette, ad esempio. E poi vogliamo far pagare le tasse a chi inquina. Abbiamo riordinato decine di imposte, ne vogliamo introdurre di nuove con questo spirito. Stiamo chiedendo alle singole amministrazioni di darci conto di come spendono i soldi, non è semplice, ma il processo è avviato.

A proposito di tasse c'è chi trova odiose le finte separazioni per evitare di pagare il 20% sull'acquisto di una seconda casa. Chi pagherà quel 20 per cento?
La legge oggi lo permette, ma bisognerà fare almeno due cose, per un verso considerare il reddito familiare nell'insieme, quindi non limitarsi in casi come questi alla singola persona, a Pechino hanno già iniziato per fortuna a correggere il meccanismo. Per me comunque quella di cui stiamo parlando non è una buona legge. Stiamo lavorando a una legge per tassare la proprietà immobiliare, stiamo lavorando per capire come e a che tipo di tassazione fare ricorso.

La Cina, si legge nel report del ministero delle Finanze, ha incrementato il gettito fiscale ma, la notizia è freschissima, si è anche deciso di aumentare la spesa per la difesa di oltre il 12 per cento. Esiste una correlazione tra entrate fiscali e spese per la difesa?
La determinazione della spesa per la difesa segue i suoi canali e tra l'altro è uno degli elementi che il Terzo Plenum di novembre ha deciso di riformare. Non bisogna confondere le spese della difesa con quelle per la pubblica sicurezza, estremamente necessarie. Sono due cose completamente diverse.

Come pensate di rimodulare il budget tra governo centrale e governi locali sempre a corto di risorse?
Intanto cerchiamo di mantenere il deficit al 2,1% del Pil. Poi abbiamo rimodulato nel 2014 il budget del governo centrale aumentando la quota del governo centrale e rafforzato il fondo di stabilizzazione. A livello territoriale, invece, il vero problema è che i governi delle province vogliono e avrebbero bisogno di attrarre investimenti, questo darebbe una svolta a tante situazioni critiche. Deve essere il mercato a determinare chi e come debba andare a investire.
Siete impegnati con la riforma del sistema della tassazione, a che punto della strada siete?
Abbiamo lasciato in piedi le 7-8 leggi più importanti, per le altre e sono tante bisognerà ancora attendere per l'approvazione. Lavoriamo a stretto contatto con la Ndrc, il nostro lavoro è tra quelli che più incidono sulla vita delle persone e sul loro benessere. Anche nell'adottare le decisioni dobbiamo pensare alle differenze sociali ed economiche che esistono, quindi non si possono prendere decisioni uguali, bisogna andare a vedere i singoli casi e le decisioni vanno prese considerando la diversità.