Commenti

I lupi di Wall Street

  • Abbonati
  • Accedi
DOVE VA IL CAPITALISMO

I lupi di Wall Street

Greg Mankiw, l'economista di Harvard, ha scritto un'altra difesa dello 0,1 per cento (un editoriale sul New York Times: «Sì, a volte i ricchi meritano di esserlo»), e stavolta lascia a bocca aperta. Prima di arrivare alla parte che lascia a bocca aperta, un appello: basta con la storia delle star del cinema (primo punto che propone Mankiw).
Sì, ci sono attori che guadagnano tanto, ma sono un elemento trascurabile della vicenda. Lo scaglione più alto della distribuzione del reddito negli Stati Uniti è occupato in larga maggioranza da manager e da avvocati che più che a Perry Mason fanno pensare a una corporation.

Anche i nomi più famosi nel mondo dei media non reggono il confronto. Ricordiamoci che i quaranta direttori di hedge fund e trader più pagati nel 2012 hanno guadagnato mediamente più di 400 milioni di dollari ciascuno.
E arriviamo alla parte dell'editoriale di Greg Mankiw che lascia a bocca aperta, là dove evoca il peso che giocano redditi così smisurati nell'attuale situazione di disuguaglianza per sostenere che simili fortune sono meritate.
«Un caso analogo è quello del settore finanziario, dove si trovano molte di queste retribuzioni cospicue», scrive. «È indiscutibile che questo settore gioca un ruolo fondamentale nell'economia.

Le persone che lavorano nel settore bancario, nel venture capital e in altre società finanziarie hanno il compito di distribuire nell'economia le risorse per gli investimenti. Decidono, in modo decentralizzato e in un contesto di concorrenza, quali aziende e settori devono ridimensionarsi e quali invece crescere. È logico che una nazione assegni a questo compito molti dei suoi individui più dotati, e di conseguenza meglio retribuiti». Ma il signor Mankiw dal 2006 a oggi è vissuto in una caverna? Siamo infatti entrati ormai nel settimo anno di una recessione provocata dagli eccessi di Wall Street: il compito meraviglioso di «distribuire nell'economia le risorse per gli investimenti» consisteva per lo più, come oggi sappiamo, nell'instradare denaro verso una bolla immobiliare e usare fantasiose ingegnerie finanziarie per creare l'illusione di investimenti solidi e sicuri. Sappiamo anche che molti sono del parere che gli hedge fund, in particolare, in realtà distruggono valore per i loro investitori.

Un'altra cosa: Mankiw sostiene che il nostro sistema fiscale è equo perché lo 0,1 per cento dei contribuenti paga allo Stato federale un'aliquota più alta di quella pagata dalla classe media. Ma Mankiw non tiene conto del fatto che questa progressività è però parzialmente compensata dalla regressività delle imposte statali e locali (la stessa cifra per tutti, a prescindere dal reddito).
Il punto principale, però, certamente è un altro: se le tasse sullo 0,1 per cento dei contribuenti sono alte (in realtà non è così, storicamente parlando), la ragione sta in buona parte nel fatto che Mitt Romney ha perso le elezioni presidenziali del 2012, perché altrimenti le misure di Barack Obama (la parziale cancellazione dei tagli delle tasse di George W. Bush e le addizionali sui redditi alti per finanziare la riforma sanitaria) sarebbero state revocate. È buffo che Greg Mankiw sostenga che il nostro sistema tributario è equo grazie a politiche che lui e i suoi amici hanno cercato disperatamente di far fuori.
Comunque i lupi di Wall Street assomigliano sempre più a Gordon Gekko che a Iron Man: se infatti sono il miglior argomento che ha la destra per giustificare la disuguaglianza estrema, tanti auguri.
(Traduzione di Fabio Galimberti)

© Riproduzione riservata