Notizie EuropaLa sovranità impossibile dei nuovi nazionalisti
La sovranità impossibile dei nuovi nazionalisti
di Carlo Bastasin | 11 aprile 2014
Gli errori europei e gli anni perduti nella gestione della crisi sono fatti della stessa stoffa: sfiducia negli altri. L'Italia, per dimensione e storia, ha un ruolo speciale in questo sentimento riflessivo. Da trent'anni il tasso medio di crescita italiana sta declinando regolarmente rendendo problematico fidarsi di un paese con un debito troppo grande per essere salvato e per non trascinare il resto d'Europa nella propria instabilità. Dall'inizio della crisi, il reddito italiano si è contratto del 9%, la produzione industriale ha perso un quarto del potenziale gli investimenti si sono ridotti di quasi il 30%. Solamente la Grecia ha fatto peggio, ma dal prossimo anno crescerà a tassi doppi dell'Italia. Esiste nel quadro europeo una speciale malattia italiana. Per questo ricucire il tessuto logorato della fiducia europea e ottenere la giusta solidarietà dipende in gran parte dall'Italia. «Sta in noi», ripeteva Carlo Azeglio Ciampi fin dall'ingresso nell'euro.
Tornare alla lira, osserva un recente manifesto promosso dalla Sep (Luiss), «non risolverebbe alcuno dei problemi italiani. Anzi li aggraverebbe e metterebbe a rischio l'integrità della costruzione europea». Da tempo tuttavia la nostalgia sta attecchendo e rende sconveniente difendere l'Europa in Italia. E come negarlo, dopo aver descritto giorno per giorno i gravi difetti, le soluzioni mancate, gli ultimatum e poi i compromessi sempre faticosi. Cresce però una propaganda tutt'altro che ingenua, che alimenta nell'opinione pubblica un sentimento di insofferenza per le complicate imperfezioni europee. Un sentimento di scoraggiamento che come quello di Weimar scarica aggressività oltre i confini. Due storici tedeschi, Sebastian Haffner e Klaus Hildebrand, riportarono un'identica immagine del giorno dopo la presa del potere di Hitler: «Si respirava per le strade di Berlino un senso di sollievo e quasi di euforia, non lo si può chiamare in altro modo, per essersi liberati dei gravami della democrazia e dei suoi difetti». Un sollievo destinato a durare ben poco.