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Thailandia, arrestato l’ex premier

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Bangkok

Thailandia, arrestato l’ex premier

Yingluck Shinawatra
Yingluck Shinawatra

L’ex premier thailandese Yingluck Shinawatra è da ieri agli arresti, tenuta in custodia dall'esercito che ha preso il potere a Bangkok dopo il colpo di Stato del 22 maggio, il 12° dal 1932 (altri sette sono stati tentati, ma sono rientrati).
Secondo quanto riferito da fonti militari, con l'ex premier sarebbero stati arrestati anche la sorella e il cognato. La Shinawatra, destituita il 7 maggio dalla Corte costituzionale per abuso di potere, era arrivata in mattinata in un complesso militare, dove era stata convocata assieme a 154 esponenti politici, appartenenti alle opposte fazioni che si fronteggiano da sei mesi nel Paese. In seguito, l'ex premier è stata prelevata dai militari.

La Costituzione sospesa giovedì dall'esercito era stata varata nel 2007 proprio dai militari, dopo il golpe che aveva deposto il fratello di Yingluck, Thaksin Shinawatra, il tycoon dei media e fondatore di un movimento politico che ha vinto tutte le elezioni che si sono tenute dal 2001 in poi.

Ora le Forze armate stanno consolidando la presa sulla Thailandia: sei ufficiali, tra i più alti in grado delle forze armate, sono nei posti chiavi del Paese, mentre alcuni comandanti provinciali sono stati incaricati di supervisionare le amministrazioni locali. Il capo dello Stato maggiore Prayuth Chan-ocha ha chiesto ai funzionari della pubblica amministrazione di procedere a un piano di riforme, economiche e politiche, giudicate imprescindibili prima di ripristinare le regole democratiche e restituire la parola all'elettorato.

È proprio quanto chiedevano le forze che si oppongono agli Shinawatra, sia in Parlamento che nelle piazze. Dopo mesi di manifestazioni anti-governative, a dicembre il partito di maggioranza, guidato da Yingluck, ha sciolto il Parlamento e indetto nuove elezioni per il 2 febbraio, sicuro di vincere come sempre, grazie al consenso degli strati rurali e meno agiati del Paese. Il processo elettorale è stato però boicottato dall'opposizione, altrettanto sicura di perdere. Da allora Bangkok è retta da un Governo ad interim. Nuove elezioni erano state indette per il 20 luglio, ma anche quelle sono saltate per l'opposizione delle così dette Camicie gialle, che chiedevano di affidare il Governo a una giunta non eletta, ma nominata, allo scopo di riformare in profondità il Paese per liberarlo «dall'influenza corruttrice degli Shinawatra».

Uno scenario molto simile a quanto si sta verificando in questi giorni. Dietro il movimento delle Camicie gialle ci sono l'alta borghesia degli affari e gli ambienti vicini alla corona, compreso, appunto, l'esercito. Le forze armate sono rimaste alla finestra per sei mesi, seguendo però molto da vicino lo stallo politico e quando hanno deciso di intervenire, lo hanno fatto con mille cautele, prima proclamando la legge marziale, nella notte tra lunedì e martedì, per poi togliere la maschera e dichiarare l'ennesimo golpe solo due giorni dopo.

La cautela è anche dettata dalla volontà di evitare un'escalation violenta: nel 2010, la repressione da parte dell'esercito dei cortei pro-Shinawatra causò 92 morti. Prayuth allora era il comandante dei reparti che controllano la capitale. Dopo qualche mese salì alla guida delle Forze armate. Il generale ha voluto anche evitare una condanna troppo netta da parte della Comunità internazionale e degli degli Stati Uniti, che hanno già minacciato di sospendere la cooperazione militare. La reazione dei mercati si mantiene piuttosto calma: l'ingerenza dei militari nella politica del Paese non è una novità.