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Questo articolo è stato pubblicato il 30 giugno 2014 alle ore 18:11.
L'ultima modifica è del 01 luglio 2014 alle ore 08:32.

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Non era ufficialmente all'ordine del giorno, ma ha costituito comunque il piatto forte dell'ultimo Consiglio dei ministri, anche per mantenere la promessa fatta dal premier al momento dell'insediamento: avvio «entro giugno». Parliamo della riforma della Giustizia, imperniata su 12 punti programmatici approvati oggi dal Governo, primo passo per una fase di consultazione pubblica (metodo già seguito per la riforma Renzi-Madia della Pa) di due mesi, fino al 31 agosto, cui seguirà un nuovo passaggio in Cdm per il varo dell'articolato vero e proprio.

Riforma in 12 punti, consultazione pubblica fino al 31 agosto
«La nostra scommessa è che si possa discutere di giustizia in modo non ideologico», ha spiegato il premier al termine della riunione, ovvero «riuscire ad aprire per due mesi, dal 31 giugno al 31 agosto, un confronto aperto, una pubblica consultazione per discutere di giustizia», utilizzando fin d'ora come già per la riforma della Pa l'indirizzo rivoluzione@governo.it.

Processo di primo grado durata massima 1 anno
Entrando nel dettaglio delle linee guida discusse dal Consiglio dei ministri e ora "girate" all'attenzione dei cittadini, Renzi ha quindi descritto in estrema sintesi i 12 punti che dovrebbero costituire l'ossatura della riforma. Il primo step riguarda la giustizia civile, con l'obiettivo di ridurre i tempi dei processi: «la durata massima dei procedimenti di primo grado dovrà essere di un anno». Il 1° settembre, ha aggiunto Renzi, «approveremo il ddl in materia, quando partirà l'operazione mille giorni. Al termini dei mille giorni, l'Italia deve avere un processo civile che dura un anno per il primo grado. Tutti i nostri competitor hanno un primo grado che dura meno di un anno, noi vogliamo arrivare a quelle cifre lì».

Dimezzamento dell'arretrato civile, oggi fermo a 5 milioni di di processi
Ambizioso anche l'obiettivo, illustrato sempre dal premier, di puntare al dimezzamento dell'arretrato del processo civile, oggi attestato sui 5 milioni di procedimenti. «Per separazione e divorzi consensuali non sarà più necessario andare davanti a un giudice», ha spiegato il ministro Andrea Orlando al termine del Cdm riferendosi ad una delle ipotesi su cui ha lavorato il governo per centrare l'obiettivo di snellire il processo civile. In pista anche la creazione di una speciale corsia preferenziale processuale per imprese e famiglie. Per il Guardasigilli, l'idea è quella di dare una priorità alla domanda di giustizia avanzata in particolare da famiglie e imprese.

Csm, cambia sistema disciplinare e più spazio al merito
Un altro capitolo delle Linee guida riguarda invece il Consiglio superiore della magistratura. Nessuna riforma nell'immediato sul metodo di elezione, ma interventi per garantire che la carriera dei giudici avvenga esclusvamente per merito e non in base all'appartenenza alle varie correnti interne alla categoria. Quanto al procedimento disciplinare, l'idea è di modificarlo per far sì che chi giudica i magistrati per le loro eventuali mancanze o negligenze non abbia voce in capitolo sulle nomine ai vertici degli uffici giudiziari, e viceversa. Lo scopo della riforma del Csm, ha aggiunto il Guardasigilli Andrea Orlando, «è quello di evitare che ci sia un meccanismo di lottizzazione degli incarichi e inserire una nuova normativa elettorale che si basi sulla qualità». La selezione di chi va negli uffici dovrà avvenire «più per il riconoscimento delle capacità che per appartenenza alle correnti». Per il ministro occorre «separare le funzioni amministrative da quelle disciplinari». La riforma delle norme disciplinari varrà anche per la magistratura contabile e amminitrativa.

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