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Questo articolo è stato pubblicato il 02 luglio 2014 alle ore 06:40.
L'ultima modifica è del 19 settembre 2014 alle ore 17:45.

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PARIGI. Dal nostro corrispondente
Per la prima volta un ex presidente francese è in stato di fermo. La decisione è stata presa nei confronti di Nicolas Sarkozy, che ieri mattina alle otto è entrato nei locali della polizia giudiziaria di Nanterre, alle porte di Parigi, per essere interrogato dagli inquirenti dell'Ufficio centrale di lotta alla corruzione e alle infrazioni finanziarie e fiscali.
Non è inusuale, in Francia, che si ricorra a questa misura coercitiva quando ci sono indizi sufficienti a ritenere che sia stato effettivamente commesso un reato, perché consente di disporre liberamente della persona per un massimo di 48 ore (24 rinnovabili) e perché ovviamente permette di esercitare una pressione psicologica molto forte.
Gli inquirenti sospettano che Sarkozy abbia ottenuto informazioni riservate da parte di alcuni magistrati della Corte di Cassazione sulle inchieste in corso nei suoi confronti in cambio della promessa di un intervento a loro favore (il giudice Gilbert Azibert sperava per esempio in un sostegno alla sua candidatura a una posizione di rilievo a Monaco, che poi comunque non ha ottenuto). I reati possibili sono quindi quelli di violazione del segreto istruttorio e, più grave, di traffico illecito di influenza, una forma di corruzione che prevede una pena massima di dieci anni di reclusione.
La vicenda inizia nel febbraio scorso, quando i magistrati che indagano sui possibili finanziamenti da parte della Libia alla vittoriosa campagna presidenziale di Sarkozy del 2007 decidono di mettere sotto controllo il telefono dell'ex presidente (diventato un cittadino qualsiasi dopo la sconfitta elettorale del 2012). Le intercettazioni avrebbero rivelato che Nicolas Sarkozy e il suo avvocato Thierry Herzog erano al corrente che le loro conversazioni erano registrate, tanto da ricorrere a un cellulare intestato a una persona inesistente. Quindi qualcuno doveva averglielo detto.
Non solo. Dai dialoghi emerge la preoccupazione per il sequestro delle agende di Sarkozy, dalle quali potrebbero emergere elementi problematici relativi anche ad altre indagini. In particolare quella sul contenzioso tra il finanziere Bernard Tapie e lo Stato nell'ambito del fallimento del Crédit Lyonnais. In questo caso, il sospetto dei magistrati è che l'ex presidente abbia fatto pressioni sull'allora ministro dell'Economia Christine Lagarde, oggi direttore generale del Fondo monetario, affinché venisse scelta la strada dell'arbitrato extragiudiziale. Concluso con una decisione favorevole a Tapie.
A cercare di capire quale fosse l'atteggiamento della Cassazione sulla questione delle agende (poi effettivamente sequestrate) e forse anche a intervenire personalmente presso i colleghi che si occupavano della cosa, sarebbe stato appunto Azibert. Che è stato posto a sua volta in stato di fermo (da lunedì mattina), insieme a Herzog e a un altro magistrato di Cassazione e che ieri è stato formalmente indagato.

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