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Questo articolo è stato pubblicato il 03 luglio 2014 alle ore 06:38.

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STRASBURGO. Dal nostro inviato
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha inaugurato ieri la presidenza italiana dell'Unione con un discorso di 17 minuti dinanzi al Parlamento europeo. Molti deputati ne hanno apprezzato il tono europeista e il vigore giovanile, ma altri hanno notato la mancanza di impegni concreti e il forte contenuto retorico. Il dibattito ha provocato un botta-e-risposta tra il premier Renzi e il capogruppo dei Popolari Manfred Weber sulla (discussa) applicazione del Patto di stabilità e di crescita.
A differenza di molti capi di stato e di governo chiamati a inaugurare il semestre di presidenza, il premier Renzi ha preferito optare per un discorso di principi, rinviando ogni dettaglio del programma italiano per questo semestre a un documento distribuito (in serata) ai deputati europei. La scelta è piaciuta ad alcuni, meno ad altri, anche perché ha reso il dibattito più declamatorio. Alcuni deputati speravano in una discussione più concreta.
In un discorso di un quarto d'ora, il presidente del Consiglio ha messo l'accento sulla necessità di ridare slancio al progetto europeo; ha spiegato che se l'Europa si facesse una foto con l'autoscatto (selfie, in inglese) apparirebbe «il volto della noia»; ha ribadito che «l'Italia non viene per chiedere ma per dare»; ha sottolineato che l'Europa è «un popolo, una comunità»; ha rimarcato che il Patto è di stabilità e di crescita, e che i due pilastri «servono all'Europa, non all'Italia».
I gruppi parlamentari hanno reagito in modo diverso. Ha detto il capogruppo dei Popolari, il tedesco Manfred Weber: «Nonostante i mercati siano oggi più calmi, non dobbiamo allentare le regole. I debiti distruggono il nostro futuro». Ricordando l'elevato debito italiano, ha spiegato che «l'applicazione delle regole è l'unica via possibile». L'intervento di Weber ha sorpreso molti suoi colleghi. Voleva stanare il premier dalla sua gabbia retorica? Voleva cavalcare il tema del momento? Difficile da dire.
Nella sua replica, il premier Renzi ha reagito esplicitamente alla presa di posizione di Weber. Si è chiesto se il deputato tedesco parlasse a nome della Germania: se così fosse, ha detto, è bene ricordare che nel 2003 «alla Germania fu concesso di violare il limite» di un deficit del 3,0% del Pil. «Questo - ha aggiunto parlando dell'Italia - è un grande Paese che ha dalla sua parte, non solo la storia, ma il futuro e se qualcuno pensa di venire qui a dare lezioni, ha sbagliato posto».
Sull'altro fronte dell'emiciclo di Strasburgo, i Socialisti, rappresentati dall'italiano Gianni Pittella, hanno definito il discorso del premier «autorevole, ambizioso, appassionato e concreto». Pittella ha ribadito l'obiettivo di applicare con maggiore flessibilità il Patto di stabilità: «Non vogliamo cambiarlo, almeno per il momento». Ha sottolineato l'importanza di dare spazio alla crescita, oltre che alla stabilità, e ha parlato della necessità di «un sogno di pietra» che offra «un futuro migliore».

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