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Questo articolo è stato pubblicato il 05 luglio 2014 alle ore 18:09.
L'ultima modifica è del 05 luglio 2014 alle ore 19:12.

Una finale senza storia è l'epilogo di un'edizione certo non memorabile del torneo femminile a Wimbledon. L'uscita di scena prematura di tutte le star da Serena Williams a Li Na, da Azarenka a Sharapova non ha tanto aperto il campo all'atteso avvicendamento generazionale quanto ad una rediviva e famelica Kvitova. Già vincitrice a Londra nel 2011, la ceca si era accaparrata, pochi mesi più tardi, anche il Masters per poi eclissarsi per due anni e mezzo durante i quali ha vinto qualche torneo ma non ha mai brillato nelle occasioni veramente importanti.
Petra torna, oggi, a fare centro in uno Slam e lo fa dove tutto era cominciato tre anni fa. Sarà questo il trampolino per diventare una delle grandi protagoniste del circuito nei prossimi mesi? Visto lo stato di salute, di forma e l'età delle big, verrebbe da dire di si.
Tuttavia, la Kvitova si è trovata la strada verso la finale ai Championships pressoché spianata, tanto che in due settimane ha dovuto affrontare una sola testa di serie, la numero 23 Lucie Safarova. Il fatto che abbia disputato il match più duro di tutto il torneo con Venus Williams, grande campionessa che ama i prati inglesi ma di ben 10 anni più vecchia di lei, la dice lunga sullo scarsissimo ricambio degli ultimi anni nel circuito femminile. Detto questo, Kvitova è apparsa per tutto il torneo in ottima forma, come non la vedevamo da tempo. Inoltre se le altre perdono prima del dovuto non è certo colpa di chi, invece, macina una vittoria dopo l'altra fino al traguardo…
In finale la attendeva la giovanissima ( lei si) Eugenie Bouchard. Appena diciannovenne la graziosa canadese dal visino angelico, è sicuramente una delle vere promesse del tennis femminile. Basti dire che quest'anno ha raggiunto le semifinali a Melbourne e a Parigi, prima di qualificarsi per la finale di Wimbledon.
Oggi, però, non era la sua giornata. Meno esperta e meno solida, Genie è stata letteralmente travolta dalla potenza di Petra. Concentrata e sicura di sé, l'implacabile picchiatrice ceca ha lasciato appena tre game ad una Bouchard sempre più disorientata. Dopo una timida reazione nel primo set, la canadese non è stata in grado di opporre ulteriore resistenza in una seconda frazione nel corso della quale è riuscita a mettere a segno appena 10 punti.
Cinquantacinque minuti sono bastati alla Kvitova per chiudere 6/3, 6/0 la più breve finale di Wimbledon dal 1983 quando Martina Navratilova sconfisse la Jaeger con identico punteggio ma impiegandoci un minuto in meno. Per ritrovare una partita tanto rapida bisogna, poi, arrivare al 1992 quando Steffi Graf rifilò un 6/2, 6/1 a Monica Seles in appena 58 minuti.
Con questa vittoria Petra Kvitova risale al quarto posto della classifica Wta. Eugenie Bouchard, smaltita la delusione per la batosta della finale, potrà comunque essere felice dell'ottimo torneo giocato e di un risultato che la porta, non ancora 20 enne, ad occupare il settimo posto del ranking.
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