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Questo articolo è stato pubblicato il 06 luglio 2014 alle ore 17:10.
L'ultima modifica è del 06 luglio 2014 alle ore 19:29.

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Vladimir Dmitriev, presidente della Vnesheconombank (Bloomberg)Vladimir Dmitriev, presidente della Vnesheconombank (Bloomberg)

Le notizie dal fronte ucraino - la ritirata dei separatisti filorussi dalla loro roccaforte di Slaviansk - potrebbero preludere a una svolta. Ma è troppo presto per immaginare la direzione che prenderà la crisi che sta mettendo a dura prova i legami tra Russia e Occidente, allargandosi ben oltre i confini ucraini. «Russia e Ucraina si ritroveranno, il tempo è la medicina migliore», sorride Vladimir Dmitriev, venerdì scorso a Roma per la riunione del D-20, l'iniziativa che raccoglie le istituzioni finanziarie dei Paesi G-20 impegnate negli investimenti a lungo termine per lo sviluppo.

Anche Dmitriev lavora su un fronte. Dal 2004 è alla guida della Vnesheconombank (Veb), la banca che un tempo gestiva il debito estero sovietico e che Vladimir Putin ha voluto trasformare in banca per lo sviluppo. E' soprattutto attraverso la Veb che passano i colossali investimenti che nel 2008/2009 hanno salvato banche e imprese russe, o che hanno reso possibile il progetto olimpico di Sochi. E ora, è del sostegno della Veb che hanno bisogno gli oligarchi che non riescono a ripagare in tempo i prestiti o le imprese che, proprio a causa della crisi ucraina, faticano a trovare accesso a mercati finanziari ostili. La stessa banca di Dmitriev - nella lista dei possibili obiettivi delle sanzioni americane - vive un momento difficile, eppure il presidente della Veb non ha dubbi: un irrigidimento delle sanzioni troverebbe la Russia preparata. E, al contrario, colpirebbe le imprese dei Paesi più vicini a Mosca, come l'Italia. Che da sola potrebbe subire danni per 10 miliardi di euro.

Quanto è serio l'impatto delle sanzioni sull'economia russa?
Abbiamo dei problemi, naturalmente. Ma non quanti potrebbero averne le economie dell'Europa occidentale: in particolare Italia, Germania e Francia, per il profondo livello di cooperazione con la Russia. Le sanzioni alla Russia sarebbero sanzioni al vostro business. Ci sono stime che suggeriscono che per l'Italia le perdite potrebbero aggirarsi sui 10 miliardi di euro, nel caso di un irrigidimento delle sanzioni. Scambi e investimenti perduti, profitti non rimpatriati. Questo anche se le sanzioni non venissero aumentate. Cosa che ci porterebbe ad adottare delle contromisure.

Di che genere?
Parlarne non fa parte del mio lavoro, sono il governo e la presidenza a decidere. Se ne parla, ma il mio augurio è che non si arrivi al punto di essere costretti a fare qualcosa che non sia auspicabile per i nostri partner.

E la Russia?
Noi siamo preparati. Non dovreste sottostimare i russi. Magari quando tutto va bene si distraggono, si godono la bellezza della vita. Ma quando nascono delle difficoltà, i russi sono uniti. E' una delle cose più importanti da ricordare. Con il sistema bancario, il governo, gli imprenditori, le compagnie di Stato, stiamo elaborando nuovi meccanismi di investimento a lungo termine attraverso gli strumenti di rifinanziamento della Banca centrale russa. Siamo preparati anche allo scenario peggiore: il compito della banca è finanziare lo sviluppo dell'economia, e le risorse non ci mancano.

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