Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 07 luglio 2014 alle ore 14:41.
L'ultima modifica è del 07 luglio 2014 alle ore 15:31.

My24

La riforma del Senato è al giro di boa. Mercoledì 9 luglio è previsto l'approdo in Aula. Stasera è in programma alle 21 l'assemblea dei senatori del Pd dedicata alle riforme, senza il premier Matteo Renzi. Sarà comunque l'occasione per fare il punto. E per lanciare la sfida alla ventina di senatori dissidenti Pd che minacciano di votare contro il Senato delle Autonomie non elettivo. L'obiettivo del premier-segretario è raggiungere il traguardo dell'approvazione della riforma del Senato in prima lettura entro il 16 luglio (data del Consiglio Ue chiamato a decidere sulla partita delle nomine), per incardinare già prima dell'estate, sempre a Palazzo Madama, l'Italicum.

La partita di Renzi
Per Renzi, impegnato nella partita europea tra nomine e battaglia sulla flessibilità, le riforme sono la cartina al tornasole della capacità del governo di cambiare l'Italia. Per questo, pur non temendo la fronda dei dissidenti per l'esito del voto, il leader Pd non ha alcuna intenzione di farsi imporre un freno sul cammino riformatore. Ma la partita è aperta. Ed è di oggi l'appello bipartisan dei "frondisti" all'interno dei gruppi parlamentari al Senato che hanno chiesto al presidente Pietro Grasso di rinviare almeno di una settimana l'approdo in aula al senato del ddl Boschi sulle riforme costituzionali.

Il dissenso nel Pd sul Senato non elettivo
Un gruppo di circa 20 senatori Pd (capeggiati da Vannino Chiti, che, a proposito del nuovo Senato, parla di «riforma sbagliata e non votabile») in aula potrebbero non votare la riforma del Senato. E affila le armi in vista dell'assemblea di stasera con Renzi del gruppo Pd a palazzo Madama, che potrebbe concludersi con una conta sugli emendamenti dei relatori che disegnano il complesso della riforma e che non sono ancora stati discussi in una riunione di gruppo. In nome della libertà di coscienza, che lo Statuto lascia su temi costituzionali, alcuni potrebbero annunciare lo strappo in Aula. I margini per un accordo che tenga insieme tutto il Pd sono stretti. Corradino Mineo, esponente di spicco dei "malpancisti" Pd, non fa passi indietro. E attacca: «Se Renzi continuerà come un carro armato su questa linea, alla lunga sarà lui il responsabile di un errore e gli elettori se ne renderanno conto».

I ribelli in Forza Italia
Ma anche Fi è in forte fibrillazione, con i ribelli al patto Renzi-Berlusconi, guidati da Augusto Minzolini («Per quanto mi riguarda, se le riforme non comprenderanno un Senato elettivo io no le voterò - ha dichiarato oggi -. Come me sono più di 10 i senatori di Fi che vorrebbero l'elezione dei rappresentati del nuovo Senato») che si preparano ad un nuovo round nell'assemblea azzurra di martedì per cercare di far saltare il patto del Nazareno. Anche se Renzi è convinto che l'intesa con Berlusconi reggerà la prova d'aula.

I frondisti a Grasso: rinviare il voto in Aula
Oggi poi "frondisti" all'interno dei gruppi parlamentari al Senato hanno annunciato un appello bipartisan al presidente Pietro Grasso per rinviare almeno di una settimana l'approdo in aula al senato del del ddl boschi sulle riforme costituzionali. Durante una conferenza stampa, assieme ai dissidenti Pd Corradino Mineo e Paolo Corsini, all'ex M5s Francesco Campanella e al senatore Fi Augusto Minzolini, la capogruppo di Sel a palazzo Madama Loredana de Petris ha spiegato: «Già nei giorni scorsi il mio gruppo e i senatori del movimento 5 stelle hanno incontrato Grasso per chiedere che passi più tempo da quando il testo verrà licenziato in commissione affari costituzionali, con il mandato ai relatori, e il giorno, già previsto per mercoledì 9, in cui il ddl sarà in aula. Il tempo che a noi sembra congruo è di una settimana».

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi