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Questo articolo è stato pubblicato il 01 luglio 2014 alle ore 18:08.
L'ultima modifica è del 01 luglio 2014 alle ore 21:14.

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Riforma del Senato a piccole tappe verso l'Aula . Salvo sorprese, il testo sulle riforme istituzionali, in discussione in commissione Affari Costituzionali approderà in Assemblea a palazzo Madama mercoledì 9 luglio. Così ha deciso, provvisoriamente e a maggioranza, l'ultima riunione dei capigruppo che oggi ha fissato il calendario dei lavori fino a metà luglio. Fino all'8 continuerà quindi l'esame degli emendamenti in commissione, che oggi ha dato via libera al ripristino dell'immunità parlamentare per i senatori del nuovo Senato, nonostante il testo del Governo ne prevedesse la soppressione, riconoscendola ai soli deputati.

Il ritorno dell'immunità, ha sottolineato il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi parlando con i cronisti a margine dei lavori, ha ottenuto «una maggioranza molto larga. Anche Forza Italia e Lega hanno votato a favore».Il Governo, da parte sua, «ha dato parere favorevole» alll'emendamento dei relatori Anna Finocchiaro (Pd) e Roberto Calderoli (Lega) alla luce del dibattito svolto in commissione». Contro si sono schierati solo il M5S e Sel, mentre Augusto Minzolini (Fi) ha preferito astenersi.

Contro l l'immunità ai senatori hanno subito preso posizione vari esponenti del M5S. Per Giovanni Endrizzi l'immunità è stata reintrodotta «senza nemmeno sapere se i membri del Senato della Repubblica saranno eletti dai cittadini oppure nominati dalle segreterie di partito. Dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha abolito il Porcellum tra l'altro come "padri costituenti" di fatto siamo già "padri illegittimi". Ora, che a questa politica si mantenga il privilegio dell'immunità parlamentare totale è uno sfregio al dialogo con i cittadini».

Contraria all'immunità, in dissenso dal suo gruppo, anche la vice presidente di palazzo Madama, Linda Lanzillotta (Sc). «Il fatto che l'immunità resti così com'é anche per i senatori - ha spiegato nasce dal fatto di non voler riconoscere fino in fondo che il nuovo Senato sarà strutturalmente diverso dal precedente e non avrà le stesse funzioni e le stesse caratteristiche che invece mantiene la Camera dei Deputati».

L'alzata di scudi dei grillini non è andata giù ai senatori del Pd Laura Cantini, Mario Morgoni e Francesco Scalia, che in una nota congiunta diffusa nel pomeriggio hanno accusato il M5S di versare «lacrime di coccodrillo» sulla questione. «Forse nel giro di pochi giorni, rileva la nota, si sono dimenticati di aver firmato con 11 senatori, compreso il capogruppo Buccarella, un emendamento per ripristinare proprio ciò che ora condannano». L'Aula potrebbe optare per soluzioni diverse - sottolineano gli esponenti del Pd - «ma non permettiamo a nessuno di offuscare le scelte trasparenti che il Pd ha fatto su questo argomento. Fu il premier Renzi a ricordare, durante il caso Genovese, che i democratici sono sempre per il rispetto della legge».

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