Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 09 luglio 2014 alle ore 06:41.

My24


Milano
Il processo Mediatrade ha chiuso ieri il suo primo grado di giudizio con una raffica di assoluzioni e prescrizioni. I giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Milano presieduta da Teresa Ferrari da Passano, dopo cinque giorni di camera di consiglio (i giudici si erano riuniti il 3 luglio scorso) hanno assolto Pier Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri, gli ex manager del gruppo Daniele Lorenzano, Gabriella Ballabio e Giorgio dal Negro. Prosciolto anche il produttore statunitense Frank Agrama, (il «socio occulto» di Silvio Berlusconi). Per tutti la formula è stata «perché il fatto non costituisce reato».
Prescrizione per Paddy Chan Mey Yu e Chaterine Hsu May Chun, cittadine di Hong Kong e ritenute le prestanome di Agrama, che hanno visto il reato loro addebitato in origine (riciclaggio) derubricato in appropriazione indebita. Buone notizie anche per Paolo Del Bue, tra i fondatori di Banca Arner: nessun procedimento a suo carico per difetto di giurisdizione. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 90 giorni. L'accusa, che quasi certamente ricorrerà in appello, era rappresentata in aula dai pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro; aveva chiesto per Confalonieri tre anni e quattro mesi, per Berlusconi jr tre anni e due mesi, per Dal Negro due anni, tre anni per Ballabio, tre anni e due mesi a Lorenzano. Le pene più elevate erano state chieste, oltre che per le due cittadine cinesi, anche per Stabilini (quattro anni). Il manager in origine era accusato di riciclaggio: anche questa accusa è stata derubricata in appropriazione indebita e come tale è scivolata in prescrizione. L'accusa principale sostenuta dai pm era quella di frode fiscale (quelle di appropriazione indebite erano andate in prescrizione), una frode fiscale che si sarebbe consumata «grazie» all'acquisto a prezzi maggiorati dei diritti dei film dalle major americane.
Questi esborsi – secondo i consulenti tecnici della procura della repubblica di Milano – sarebbero stati quantificati in 486 milioni di dollari, di cui 169 girati alle major, 47 incassati da Agrama e dai suoi prestanome e 31 finiti all'estero nei conti dei dirigenti Mediaset. Secondo le tesi dell'accusa all'appello mancavano, dunque, circa 190 milioni di cui si sarebbero perse le tracce in vari rivoli internazionali. Il processo era importante, oltre che per ovvie ragioni di natura politica, soprattutto per una motivazione di natura tecnica: è la prima volta che il reato di frode fiscale giunge in dibattimento in forma di contestazione sui bilanci di un conglomerato industriale e di un bilancio consolidato. E, in attesa delle motivazioni della sentenza, i commenti dei legali degli imputati sono unanimi. In particolare Alessio Lanzi, difensore di Fedele Confalonieri, ha affermato che «la dichiarazione fiscale consolidata non può essere fraudolenta perché recepisce i dati provenienti dalle società del gruppo e quindi il consolidato fiscale non ha valenza autonoma».

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi