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Questo articolo è stato pubblicato il 09 luglio 2014 alle ore 09:31.
L'ultima modifica è del 10 luglio 2014 alle ore 08:58.
Il ddl del governo sulle riforme approderà nell' Aula del Senato domani pomeriggio; il voto dell'assemblea sugli emendamenti inizierà mercoledì 16 luglio. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo del Senato. Oggi è stato presentato in commissione l'emendamento sull'articolo 57 della Costituzione che sancisce l'accordo politico tra maggioranza e Fi sul Senato non elettivo (i senatori saranno scelti dai consigli regionali in proporzione della consistenza dei gruppi consiliari). La votazionedi questa modifica, attesa in serata, è poi slittata a domani mattina. Da sciogliere, infatti alcuni nodi sull'elezione del nuovo Senato, oggetto di alcuni sub emendamenti di Fi, Lega e Pd che saranno illustrati in commissione nelle prossime ore.
Nuovo quorum per eleggere il capo dello Stato
Approvato nel pomeriggio un emendamento che modifica il quorum necessario ad eleggere il presidente della Repubblica. La modifica fa aumentare il numero degli scrutini prevedendo quattro votazioni con quorum di due terzi, quattro con tre quinti per elezione Capo dello stato e dalla nona in poi maggioranza semplice. L'attuale articolo 83 della Costituzione prevede invece che é dopo il terzo scrutinio che é necessaria la maggioranza dei 2/3. Per quanto riguarda la platea dei 'grandi elettori', saranno i 730 parlamentari: i 630 deputati e i nuovi 100 senatori. Spariscono quindi i delegati delle regioni che erano mantenuti nell'emendamento dei relatori. Ma Forza italia si é opposta dicendo che non sono necessari i rappresentanti delle regioni poiché i 100 senatori sono già esponenti dei territori. Gotor (Pd), primo firmatario dell'elendamento, ha spiegato che in aula la platea dei grandi elettori venga estesa anche ai 73 eurodeputati.
Ottocentomila firme per il referendum abrogativo
Via libera anche un emendamento che porta da 500mila 800 mila il numero delle firme necessarie per proporre un referendum abrogativo. Il quorum diviene mobile legandolo alla partecipazione alle ultime elezioni politiche, il 50% più uno dei votanti alle ultime elezioni politiche ). La riforma che abolisce il Senato elettivo superando il bicameralismo perfetto e riscrive il Titolo V, quella a cui Renzi ha più di una volta legato il suo stessi destino politico, sembra insomma a un passo. Anche se l'attenzione è a quanto accadrà in aula, con i "frondisti" del Pd e di Forza Italia, pronti a rimettere tutto in discussione.
Ddl domani in Aula alle 16.30
Anna Finocchiaro, presidente della commissione Affari costituzionali e co-relatrice del provvedimento ha spiegato nel corso dei lavori, che restano «da definire alcuni passaggi importanti». E ha chiesto, formalizzando quanto già circolato nei giorni scorsi, un rinvio a domani dell'inizio della discussione generale del ddl in Aula, prevista per oggi. Una richiesta sottoscritta dal presidente dei senatori di Fi, Paolo Romani, e quello dei senatori Ncd, Maurizio Sacconi. Di qui la decisione del presidente del Senato, Pietro Grasso, di convocare la Conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama. E la decisione, in base al nuovo calendario dei lavori, che il ddl Boschi approderà in Aula domani in Aula alle 16.30. Le votazioni cominceranno mercoledì 16 luglio.
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