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Questo articolo è stato pubblicato il 14 luglio 2014 alle ore 18:25.
L'ultima modifica è del 15 luglio 2014 alle ore 07:51.

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Allo scadere dell'ultimatum lanciato da Grillo domenica scorsa sul blog a fissare «entro 24 ore» un nuovo incontro sulla legge elettorale, arriva la risposta (positiva) di Renzi. «Siamo d'accordo nell'incontrarci di nuovo e vi diamo la disponibilità per le giornate di giovedì o venerdì. Va bene presso la Camera, va bene in streaming, fateci sapere», scrive il segretario del Pd, insieme ai vertici dem, in una lettera pubblicata sul sito del partito. Un incontro al quale, secondo quanto riferito dall'Agi, Beppe Grillo non dovrebbe partecipare.

Renzi a M5s: ok definitivo a legge elettorale entro 2014
Renzi definisce «molto interessante» la risposta ricevuta dal M5s ai 10 punti posti dal Pd per discutere di legge elettorale e riforme. In particolare apprezza le aperture su ballottaggio, premio di maggioranza e fine del bicameralismo perfetto. Per il segretario-premier la legge elettorale «va approvata il prima possibile». Dunque, ragionevolmente, «prima dell'entrata in vigore della riforma costituzionale». Il segretario Pd si spinge anche a indicare una data. «Dovendo azzardare dei tempi - scrive - potremmo dire che entro il 2014 si approva definitivamente la legge elettorale», mentre nel 2015 va approvata invece «definitivamente la riforma costituzionale per poi procedere all'eventuale referendum».

Grillo: vogliono sfasciare la Costituzione
Grillo intanto sul suo blog insiste: «Della Boschi non ci fidiamo». Sulle riforme si tira dritto per sfasciare la Costituzione, sordi alle richieste della gente, è il senso di un commento pubblicato nella tarda mattinata di oggi sul blog del leader del M5S. Per Grillo «oggi, in Senato, un Parlamento di nominati esistente grazie a una legge elettorale dichiarata incostituzionale inizia a discutere una riforma costituzionale. La riforma non riguarda solo il Senato, ma comporta uno stravolgimento dell'assetto istituzionale del Paese in senso autoritario ed é irreversibile», si legge sul blog. «Gli 'intellettuali' restano muti, i giornali ripetono a pappagallo le dichiarazioni dei politici come la Boschi che difendono così la riforma: 'L'importante é che questa riforma non abbia nemici tra i cittadini. E infatti non ne ha'». Secondo il leader del M5S «la maggioranza dei cittadini é nemica della riforma nei suoi punti cardine, come dimostra un recente sondaggio di Ipr Marketing».«Ma questo a loro non interessa», prosegue, «tireranno dritto per sfasciare la Costituzione, mantenere i loro privilegi e togliere agli italiani la sovranità popolare. Solo il M5S ha annunciato battaglia».

I punti di divergenza
Nella missiva Renzi non nasconde i punti di divergenza. Giudica insufficiente per garantire la governabilità il premio di maggioranza che arriva «fino al massimo al 52%» proposto dal M5s al secondo turno. Non sottovaluta il passaggio «delicato» posto dai grillini che attribuiscono il premio «alla lista vincente», mentre «noi abbiamo proposto il premio di maggioranza alla coalizione». Boccia la proposta M5s di eliminare sbarramenti al primo turno («la presenza di soglie per le formazioni minori è presente in tutti i sistemi elettorali»). Ma non sottovaluta la novità della posizione assunta dai Cinquestelle. E definisce «fondamentale» il principio accettato dal M5s che ci sia un vincitore con il premio di maggioranza. Mentre sul Senato, rileva che l'unico punto di vero dissenso sia sull'elezione diretta (sponsorizzata dai grillini) dei senatori.

Su immunità pronti al confronto
Renzi giudica poi «molto seria» la posizione del M5s sull'immunità (da cancellare per deputati e senatori, all'infuori della garanzia dell'insindacabilità per le opinioni e i voti espressi). E aggiunge: «Siamo pronti a discuterne, anche con gli altri partiti. Come sapete noi non guardiamo in faccia a nessuno e abbiamo votato per l'arresto anche di nostri colleghi».

Grillo oggi a Roma
Dopo un primo incontro il 25 giugno, il dialogo tra Pd e M5s sulle riforme si era interrotto il 7 luglio, quando Renzi annullò il vertice in calendario con la delegazione M5s sulla riforma elettorale, in mancanza di una risposta scritta alle 10 condizioni indicate. A stretto giro le risposte erano arrivate, con aperture sul doppio turno e sul premio maggioritario, ma Renzi, impegnato a chiudere l'accordo sul nuovo Senato con Fi, aveva "snobbato" il M5s. Di qui l'ultimatum di Grillo, arrivato oggi a Roma dove intende essere presente di persona per valutare il contenuto della risposta del Pd e dire l'ultima parola sul secondo incontro tra i due partiti e sulla composizione della delegazione M5s, guidata la prima volta dal vicepresidente della Camera Luigi Di Maio e dal deputato (esperto di legge elettorale) Danili Toninelli.

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