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Questo articolo è stato pubblicato il 15 luglio 2014 alle ore 09:17.

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L'ordine del giorno firmato dal presidente del consiglio comunale di San Procopio, Francesco Posterino, lo ha messo nero su bianco: oggi alle 18 tutta la cittadinanza del Comune di San Procopio, dove l'8 luglio si sarebbe verificato un nuovo e contestatissimo episodio di inchino della statua del santo verso una famiglia del posto, sarà chiamata a partecipare «all'esame della situazione creatasi dopo la processione».

Più di un osservatore teme che nel mirino del consiglio comunale aperto possa finire la libertà di stampa, visto che è stato un giornalista locale a dare la notizia (smentita dal sindaco) e proprio quel giornalista è ora doverosamente difeso dal suo cdr e dai sindacati.
Se così fosse ci troveremmo di fronte a un paradosso. Eduardo Lamberti Castronuovo, dal 29 ottobre 2012 sindaco di San Procopio con il 91,6% dei voti con la lista "San Procopio identità-legalità-lavoro", oltre ad essere anche assessore alla Legalità della Provincia di Reggio Calabria, oltre ad essere un noto imprenditore della sanità privata, oltre ad essere dal 2010 docente di Etica della comunicazione presso l'Università per stranieri Dante Alighieri di Reggio Calabria, dal 1998 è infatti editore di Reggio Tv e dal 26 settembre 2008 è iscritto all'Albo dei giornalisti, elenco pubblicisti.

Sindaco, proprio lei, giornalista ed editore, non si vergogna di aver convocato un consiglio comunale aperto per esporre al pubblico ludibrio un collega?
Assolutamente no e poi non è certo questo l'intento. Il consiglio comunale non è stato convocato per questo motivo ma il sindaco ha il dovere di difendere il proprio paese da illazioni e notizie false e lo può fare solo con i mezzi che la legge gli consente. Il consiglio comunale aperto è un presidio di democrazia. Ho intenzione di difendere la mia immagine integerrima di uomo delle Istituzioni, da sempre contro le mafie.

Non crede che il consiglio finirà con il diventare un processo al giornalismo?
Ripeto: assolutamente no. Chi ha aggredito il paese è stato il giornalista. Che venga qui a spiegare le motivazioni per le quali ha scritto quel che ha scritto. Lo aspettiamo ma non si è degnato di rispondermi anche se mi conosce benissimo. Perché non mi ha chiamato? Perché non ha chiamato anche i Carabinieri e il prete per verificare la notizia? Io da editore che non entra mai nel merito delle notizie, un giornalista che avesse fatto una cosa del genere l'avrei fucilato a parole, chiedendogli se avesse verificato e se sappia cos'è l'etica della comunicazione.

Scusi sindaco ma perché un giornalista dovrebbe inventarsi una notizia del genere? Francamente non ci si crede.
Secondo me è caduto in un tranello. Io insegno Etica della comunicazione all'Università Dante Alighieri di Reggio Calabria e so di cosa parlo. Lui si è trovato a titolare in prima pagina che l'inchino era stato fatto. Sempre lui scrive di un'indagine dei Carabinieri e di un grave imbarazzo della politica. Se fosse davvero successo qualcosa, se davvero si fosse verificato un inchino, non solo mi sarei tolto la fascia tricolore ma avrei abbandonato il paese lasciando i miei concittadini al proprio destino. Io ho una mia storia e tutto il mondo sa che con la mafia non ho nulla a che fare.

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