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Questo articolo è stato pubblicato il 16 luglio 2014 alle ore 06:37.
L'ultima modifica è del 16 luglio 2014 alle ore 07:27.

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Janet Yellen ha cercato di rassicurare: la Fed continuerà ad avere come elemento guida per le scelte di politica monetaria l'andamento dell'economia che non offre ancora garanzie di piena occupazione. Un messaggio chiaro, che prevale sugli altri che abbiano ascoltato ieri mattina durante una sua audizione in Congresso, con una conseguenza diretta: i tassi di interesse a breve continueranno a restare vicini allo zero almeno fino all'inizio della seconda metà del 2015.

«Troppi americani continuano ad essere disoccupati, l'inflazione resta al di sotto dei nostri obiettivi di lungo termine e non tutte le necessarie riforme finanziarie sono state completate» ha detto la Yellen, il Presidente del consiglio dei governatori della Federal Reserve durante l'audizione davanti alla commissione Bancaria del Senato.

È stata questa la dichiarazione che meglio di altre ha dato il senso dell'orientamento della Fed. La Yellen infatti aveva anche detto che l'economia andava abbastanza bene, che non si «può mai prevedere cosa succederà e dunque terremo sempre sotto osservazione gli andamenti economici per decidere cambiamenti possibili in materia di tassi». Queste prime dichiarazioni avevano generato una piccola reazione sui mercati: la borsa ha perso alcuni punti e alcuni esperti di Fed dicevano che forse la Yellen voleva segnalare un cambiamento anticipato del corso dei tassi di interesse.

Nulla di tutto questo in realtà. Se l'occupazione ha fatto bene e il tasso si trova già sul livello del 6,1%, questo significa poco dal punto di vista statistico in quanto la Fed, come ci dice Allen Sinai il capo di decision Economics, un think tank economico privato: «Ha cambiato le regole del gioco in materia di occupazione, non ha più come riferimento il tasso che leggiamo una volta al mese, ma alcune componenti aggiuntive, questo per avere un quadro quanto più realistico possibile dopo alcuni cambiamenti strutturali nel mondo del lavoro».

Fra le componenti aggiuntive da tenere in considerazione vi sono ad esempio i computi dei lavoratori part time che vorrebbero un lavoro a tempo pieno oppure una ponderazione con il numero di disoccupati che sono senza lavoro da un periodo molto lungo, oppure il tasso di partecipazione alla forza lavoro che è sceso ai minimi in decenni su un livello del 62,3%. Questo quadro più «flessibile» sul fronte dati occupazione unito a un tasso di inflazione ancora al di sotto degli obiettivi della Fed ci consente di concludere che il quadro tassi resterà sotto controllo. Ma cosa succederà quando finalmente i tassi aumenteranno? La borsa in particolare è molto attenta e potrebbe soffrire. Già ieri la Yellen ha detto che alcuni comparti in borsa ad esempio il comparto digitale, ma anche biotech potrebbero essere sopravvalutati (e la dichiarazione ha provocato una decisa flessione dei titoli a Wall Street), ma complessivamente i profitti aziendali dovrebbe aumentare a un tasso dell'8/10% all'anno per il resto del 2014.

Ciò detto Allen Sinai prevede una correzione fra il 10 e il 15% degli indici di borsa entro i prossimi 3-6 mesi che andranno a scontare gli aumenti dei tassi a breve. Un preludio per un indebolimento dell'economia? «No - dice Sinai - soltanto una correzione di valori che hanno corso troppo, per il resto l'economia continuerà a crescere nel 2015: se immobiliare e altri settori (ad esempio esportazioni per un aumento atteso del dollaro) risentiranno dell'aumento dei tassi, quando arriverà, la combinazione di domanada al consumo e per gli investimenti resterà buona. E, insieme, rappresentano oltre l'80% dell'economia americana».

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