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Questo articolo è stato pubblicato il 16 luglio 2014 alle ore 07:21.

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(Afp)(Afp)

New York - Piuttosto stiracchiate. Le valutazioni di alcuni titoli hi-tech - anzitutto social media e biotech - appaiono "substantially stretched". Se lo dice la Federal Reserve - anzi il presidente-colomba della Fed che delle politiche ultra-espansive a sostegno della crescita come del rialzo dei mercati è lo strenuo difensore - c'è da crederle. E questo ha detto Janet Yellen ieri, tra le righe della sua testimonianza al Congresso sul rapporto semestrale di politica monetaria. Un'affermazione niente affatto di routine: ha rotto un silenzio della Banca centrale su commenti legati ai valori di uno specifico comparto azionario che durava da almeno 14 anni.

Anche a non volerle credere, però, sono i numeri - o meglio i multipli - a parlare piuttosto chiaro. La correzione al ribasso avvenuta a inizio anno, dopo le impennate conosciute nel 2013, non è bastata a riportare su livelli considerati ragionevoli i valori azionari, in rapporto agli utili previsti nel prossimo anno (il cosiddetto Forward P/E), in segmenti quali le biotecnologie e i nuovi media. Quei valori, ha commentato Yellen, «sono alti in relazione alle norme storiche», al contrario delle valutazioni medie dell'intero mercato che ritiene tuttora - a torto o a ragione - sostenibili.

Il presidente della Fed ha puntato esplicitamente l'indice anzitutto sui titoli a minor capitalizzazione giudicandoli più rischiosi, ma avrebbe potuto avere in mente anche grandi firme quali il colosso dei social network Facebook o il re del microblogging Twitter. Ad oggi il Forward P/E del primo è di circa 37, quello del secondo è di almeno 145. Yelp supera quota 77, Pandora 55, LinkedIn 63 e Zynga 49. Il termine di paragone, il Forward P/E dell'indice S&P 500, è di meno di 15. Guardando ai profitti dell'ultimo anno (il Trailing P/E) i multipli sono ancora più stratosferici: l'intero Nasdaq Biotechnology Index viaggia a oltre 500, contro il 18 dello S&P 500, dopo aver recuperato quasi per intero, sull'onda di nuovo ottimismo economico, le perdite del 21% sofferte tra febbraio e aprile.

E un titolo quale Vertex Pharmaceuticals, ieri calato del 2%, ha un Forward P/E di 136.
Non per nulla, così, lo stesso Facebook è stato ieri in Borsa tra le vittime delle parole della Yellen, forse la sua versione "soft", educata, dell'allarme sull'esuberanza irrazionale dei mercati lanciato (tardivamente) da un altro chairman della Fed, Alan Greenspan. Altri titoli medi e piccoli dei comparti citati sono ieri scivolati, da LinkedIn, il network per professionisti, al portale Yelp, tra i più colpiti con una flessione di quasi il 3%, alla radio via web Pandora. Il Global X Social Media Index Etf ha bruciato l'1,1% accelerando un calo del 10% da gennaio. L'indice Nasdaq delle biotech ha ceduto nelle ultime ore il 2,3 per cento. Qualche timore, peraltro, serpeggiava già sul mercato e ha trovato combustibile nel monito di Yellen. Nelle ultime sette sedute l'indice Russell 2000 dei titoli a minor capitalizzazione ha perso il 4,6% e il Nasdaq Biotech è scivolato del 4,8 per cento.

Per i cultori della storia, l'ultima volta che nell'ambito di un rapporto di politica monetaria la Banca centrale ha menzionato per nome un settore azionario additandolo come sopravvalutato è stata nel luglio del 2000. Neanche a dirlo, le valutazioni eccessive erano nel settore tecnologico. Che quell'anno vide l'esplosione della bolla delle cosiddette società "dot-com" di Internet. Anche senza simili crolli, oggi la discesa dei titoli "stiracchiati" potrebbe continuare.

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